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Cosa avviene quando si muore? Chi ci attende nell’aldilà? Il professor Liverziani, uno dei massimi spiritisti italiani, ha ricevuto delle comunicazioni medianiche dall’aldilà che svelano molti di questi misteri…
Il professor Filippo Liverziani, uno dei maggiori esperti di spiritismo, da noi incontrato alcuni mesi fa al congresso sul paranormale di Riccione, ritiene di essere in grado di dare una risposta ad ogni inquietante domanda su quello che ci aspetta dopo la morte. Quanto segue è parte dell’intervento che il professor Liverziani ha tenuto dinanzi a un pubblico foltissimo e molto attento.
“Esistono numerose testimonianze di veggenti”, inizia Liverzani, “che hanno assistito qualcuno che stava morendo e hanno visto una sostanza eterea uscire dal corpo fisico del morente e materializzarsi sopra di esso. Si disegna in questo modo una sfera, una nuvoletta o anche una forma simile al corpo fisico del morente, con indosso persino gli abiti portati da questi. In questi casi i sensitivi vedono a volte altre forme umane, evanescenti: forse anime care a chi trapassa che vengono a riceverlo sulla soglia della dimensione in cui sta per entrare. Talvolta il sensitivo scorge il doppio astrale di chi muore che si innalza e scompare”.
Questi fenomeni ricordano un po’ le esperienze di pre-morte, ovvero quegli episodi in cui si oltrepassa la soglia estrema per alcuni istanti per poi tornare indietro, dopo aver gettato un fugace sguardo sul mondo dell’aldilà.
“Le esperienze di pre-morte”, conferma Liverziani, “rappresentano il primo passo all’interno dell’altra dimensione: il soggetto che è protagonista di tali fenomeni entra effettivamente (anche se in maniera non definitiva) nell’aldilà, dove incontra anime care, già disincarnate, che gli appaiono in un contesto astrale che può rassomigliare al mondo terreno, per quanto queste figure appaiano concrete e luminose”.
“Molti defunti hanno comunicato con il mio gruppo sperimentale, Il Convivio di Roma. Queste comunicazioni sono avvenute per tele scrittura, che consiste in quest: due persone appoggiano ciascuna l’indice e il medio su un bicchierino o un piattino, leggero e trasparente; questo scorre su un tabellone quadrettato fermandosi via via sulle lettere segnate nelle diverse caselle e componendo cosi parole, frasi e anche discorsi. In genere sono io a interloquire con l’entità, mentre è mia moglie Bettina che agisce da medium, formando le energie psichiche necessarie. Comunque, di buoni soggetti psichici ne abbiamo avuti e ne abbiamo diversi”.
Livia era una signorina di Trieste, morta a trentotto anni durante l’occupazione germanica. Cosi il suo spirito ha descritto le fasi del trapasso, durante una seduta con Liverziani; ” Avevo la febbre altissima, deliravo. Mia madre mi era vicina e mi metteva pezzuole bagnate sulla fronte. Ai piedi del letto vedevo tante ombre, ma non ne riconoscevo nessuna. Poi, all’improvviso, presi a correre dentro un tunnel. In realtà ero morta e quello che correva affannosamente non era il mio corpo, ma l’anima. Poi, alla fine del tunnel, ho visto un prato verdissimo, pervaso da musica soave e canti. Mi sono incamminata, ma non arrivavo mai: allora mi ha preso una specie di angoscia. Mi sono messa a correre, a gridare, ma non c’era nessuno. Alla fine, disperata, mi sono seduta; a questo punto è apparsa una figura. Era una guida venuta ad informarmi sul mio nuovo stato. Mi ha detto che avrei dormito, e cosi è stato. Al mio risveglio mi sono trovata in un mondo spirituale, simile però a quello che ho lasciato”.
Antonio era il figlio di un agricoltore umbro che scriveva racconti per un giornale di provincia. Mori di tifo all’età di quarantacinque anni. “Sono stato in Purgatorio”, ha raccontato durante una seduta. È un ambiente desolato. Sei privo di contatti con gli altri e hai tutto il tempo per rivedere gli avvenimenti negativi della tua vita terrena. Ti si offre una possibilità di ravvedimento”.
“Ti mostrano tante sequenze della tua vita”, racconta in proposito Artemio, un altro defunto. “Quando si rivive con il pensiero l’azione poco corretta che si è commessa la si vede come al rallentatore. È una cosa che ti fa sentire a disagio. Ho anche incontrato un sapiente: non aveva l’aria di volermi sgridare, ma mentalmente mi ha comunicato il suo desiderio di analizzare con me gli aspetti meno edificanti della mia esistenza terrena. Durante questo lungo colloquio mi sono reso conto di aver sbagliato molte cose, nella mia vita”.
“Il trapasso”, commenta Liverziani, “di norma è dolce. Tanti sono spaventati dall’idea di dovere morire, anche perché ricordano l’agonia di altre persone. Ma in realtà è il corpo che soffre, non l’anima o la coscienza. Per quanto possa essere accompagnato da sofferenze, di per sé la morte è dolce e lieve. Si prova come un senso di liberazione. Certo, esiste una purgazione, che può aver luogo prima, durante o dopo una sorta di sonno rigeneratore. Essa consiste in un periodo di solitudine, che può essere molto penoso. L’anima è lasciata sola a riflettere sui propri errori terreni, finchè non maturi la decisione di pentirsi, di emendarsi, di chiedere perdono a Dio e di abbandonarsi in tutto a Lui, alla sua misericordia.
In questa condizione l’anima vive come al buio, nella nebbia. Buio e nebbia che vengono meno mano a mano che ci si ravvede. Si tratta di una condizione mentale in una dimensione la cui natura è tutta spirituale. Questo stato è determinato dai propri pensieri e si modifica con il loro mutare. Una volta superato questo stato, le anime trapassate possono unirsi a Dio.
E proseguire la vita, oltre la vita”…