L’antica Parma che Firenze ha azzittito

di Luciano Sampietro
La scorsa volta mi sono soffermato su una quartina che avrebbe potuto riferirsi alle vicende dei Tanzi. Il caso Parmalat, tuttavia, è talmente enorme per le dimensioni del dissesto e per il modo spregiudicato con il quale il gruppo alimentare è stato gestito, da meritare ancora l’attenzione dell’interprete, perché si tratta di una vicenda destinata ad incidere profondamente sul tessuto economico del Paese e sulla fiducia degli investitori: la grande industria italiana è in crisi profonda e le industrie degli altri paesi non stanno certo meglio, tanto da far temere lo scoppio di una crisi economica mondiale peggiore di quella del 29, come da anni va predicando il grande economista americano Lyndon La Rouche, voce fin qui inascoltata e spesso derisa.
Quartina VI, 48:
La santià troppo finta e perversa,
accompagnata da lingua suadente,
la città antica, Parma troppo avversa,
Firenze e Siena faran più silente.

E’ indiscutibile che Calisto Tanzi ha l’aspetto del buon padre di famiglia, di una brava persona dallo sguardo quasi ingenuo. E va ancora detto che la vispersuasiva del nostro era di una forza e suggestione particolari, perché riuscire a far scucire agli istituti di credito centinaia di milioni di euro, mascherare per anni una situazione finanziaria già al collasso e contemporaneamente mostrarsi in pubblico con piglio sicuro e pacato è veramente da pochi.
E così alla fine l’antica città di Parma con la contrarietà dei suoi produttori di latte e dei lavoratori dell’azienda il grave danno economico. Nel frattempo la vicenda tocca a Firenze, dove viene processato il procuratore di Parma Panebianco, quello che indaga o avrebbe dovuto indagare sull’affare Parmalat, con l’accusa di esserer stato in collusione con il presidente della cassa di risparmio di Parma e Piacenza Silingardi, che con Tanzi aveva una solida amicizia e in Parmalt un posto nel consiglio di amministrazione. E contemporaneamente allo scandalo Parmalat scoppia anche il caso della banca 121 facente parte del gruppo del Monte dei Paschi di Siena, peraltro pesantemente invischiato nell’affare Parmalat con un’esposizione di ben 125 milioni di euro.
Tutta ricchezza volatilizzata, e non più recuperabile.
Lo scandalo Parmalat, il processo di Firenze al procuratore della Repubblica, le ingenti somme bruciate hanno proiettato la città di Parma su un bel poco gradito palcoscenico, appannandone l’immagine di città ricca di risorse e laboriosa. 

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