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di Luciano Sampietro
I quasi concomitanti attentati di Baghdad e Gerusalemme hanno prepotentemente riproposto all’ opinione pubblica internazionale il grave problema del terrorismo. Se l’attentato di Baghdad può trovare la sua anche unica spiegazione nell’avversità di buona parte della popolazione irakena nei confronti dell’occupazione angloamericana, quello di Gerusalemme ha radici ben più profonde e complesse. Non è casuale che tutte le volte che la parte palestinese e quella israeliana si avvicinano a un tavolo per trattare e compiere significativi passi per addivenire ad un’intesa pacifica, intervengono atti di violenza a sabotare e far naufragare l’iniziativa. In questi quasi tre anni di Intifada, abbiamo ripetutamente assistito a fenomeni di questo genere. In quel modo era infatti naufragato il piano di pace arabo patrocinato da Egitto e Arabia Saudita, così erano abortiti i ripetuti tentativi e le proposte di Colin Powell e ancor prima il disperato tentativo di Clinton negli ultimi giorni di presidenza. Puntualmente, ad ogni avvicinamento delle parti, ad ogni timido progresso della trattativa interviene un deflagrante attentato con decine di morti, al quale segue poi la rappresaglia israeliana.
Le cause di tale stato di cose e l’individuazione dei responsabili non è semplice, ma sicuramente non sono immuni da colpe la Siria e l’Iran che da sempre appoggiano le fazioni più violente palestinesi, e finanziano gli Hizbullah libanesi. Vi sono pi gravi problemi interni sia in Israele che nell’Autorità Palestinese. In Israele i numerosi coloni rivendicano il diritto di coltivare altre terre a scapito dei territori palestinesi, che spesso vanno ad occupare con la violenza e spesso contro la stessa volontà del governo. Vi sono poi gli ultra ortodossi che non nascondono il oro odio violento contro i palestinesi islamici. Nei territori palestinesi esistono poi le fazioni più estreme che vorrebbero la distruzione dello stato ebraico e anche i più moderati giudicano comunque irrinunciabile Gerusalemme come capitale del futuro stato ed è evidente che tale nodo è irresolubile, visto che Gerusalemme è anche la capitale (non ufficialmente dichiarata) di Israele. Troverà allora soluzione questo problema?
A leggere Nostradamus parrebbe proprio di no: il terrorismo islamico continuerà il suo violento corso ancora per molti anni e dovrebbe finire con il farci precipitare tutti in un terribile conflitto:
Sestina 19:
Seicentocinque, seicento sei, sette
mostrerà a noi fin l’anno diciassette
Il fuoco dell’ira, odio ed invidia
Da sotto l’olivo a lungo celato,
Il coccodrillo per terra accucciato,
che era già morto, per lor sarà in vita.
Gli anni 605, 606, 607, in forza di una chiave cronologica da me scoperta e che era nascosta in una sestina, corrispondono al 1997, 1998, 1999. Il coccodrillo delle sestine è identificabile con il terrorismo di matrice islamica e ciò in forza di numerosi riscontri. La sestina spiega dunque che il terrorismo, dopo aver infuriato fino agli anni ottanta, sembrava ormai morto. In realtà è stato sempre ben vivo confondendosi dietro gli illusi e velleitari pacifisti (sotto l’olivo), come anche oggi spesso avviene. Ma al finire degli anni novanta è tornato prepotentemente a colpire in Egitto, Algeria, Israele, Filippine, Afganistan, Russia, e poi Stati Uniti e Francia alimentato da sentimenti quali l’ira incontrollabile, l’odio xenofobo o l’invidia nei confronti di chi è più ricco o potente. Tutto ciò durerà, purtroppo e con buona pace del presidente Bush, fino al 2017, quando una lunga guerra di proporzioni inimmaginabili riuscirà infine a dissiparlo. Non illudiamoci troppo dunque per la road map o altri simili tentativi, e dedichiamo al Medio Oriente tutta l’attenzione che merita, perché è la causa del grave problema che affligge l’Occidente e mina la nostra civiltà.