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di Carlo M. Trajna
Come è noto, il vecchio termine “psicometria”, considerato poco appropriato perchè voleva dire “misura della facoltà trascendentale dell’anima” e perché ingenerare confusione col diverso significato che ha in psicologia, è stato oggi sostituito da “psicoscopia”.
“Definisce il fenomeno per cui un sensitivo, toccando un oggetto, “ne ‘vede’ la storia e può descrivere gli episodi cui l’oggetto è stato presente”.
Fu scoperto nel 1840 da un neurologo americano, Joseph Rhodes Buchanan, che nel 1885 pubblicò le sue esperienze in un libro famoso, “La psicometria, alba di una nuova civiltà”; esprimendo la convinzione che “il passato è sepolto nel presente, che esiste una realtà mentale accanto alla realtà fisica e che vi sono fossili mentali, ossia residui mentali del passato, così come vi sono fossili minerali”. La psicoscopia può essere utile nelle indagini poliziesche, ed è spesso il motivo per cui il pubblico ne sente parlare. La psicoscopia viene sempre considerata un fenomeno di retrocognizione, cioè di chiaroveggenza di eventi del passato. Quando riguarda il futuro si chiama in causa la cosiddetta “chiaroveggenza tattile”, nella quale si suppone che il sensitivo, tramite l’oggetto “induttore”, attinga le sue informazioni dell’inconscio di una persona che è stata in contatto con l’oggetto. In tal modo non si limitano all’epoca del contatto, ma possono anche spaziare nel futuro.
Applicando alla psicoscopia il modello psicotemporale vedremo che il sensitivo può attingere delle informazioni relative ad eventi ai quali l’oggetto è stato o sarà presente, ragion per cui l’ipotesi della chiaroveggenza tattile diviene superflua: restando ovviamente indispensabile per eventi ai quali l’oggetto non è mai stato e mai sarà presente.
Varie sono le spiegazioni che gli studiosi hanno proposto per spiegare la psicoscopia. Vi è chi ritiene che sempre si tratti di chiaroveggenza tattile. Vi è chi pensa che l’oggetto rappresenti un semplice “appoggio”, che abbia cioè la funzione della sfera di cristallo. Vi è chi sostiene l’ipotesi della impregnazione psichica, secondo la quale ogni avvenimento lascerebbe una traccia nell’ambiente. E vi è infine chi suppone l’esistenza, nella materia, di una sorta di psichismo inconscio e quindi, in qualche modo, di una memoria con la quale il sensitivo potrebbe ottenere un contatto.
Quest’ultima ipotesi sta alla base del modello psicotemporale, e in definitiva rispecchia una delle varie forme con le quali, secondo Ugo Dèttore, si ritiene “che la realtà sia un tutto unico, indipendente dallo spazio e dal tempo, e che quindi ognuno dei suoi aspetti, per quanto limitati, possa virtualmente condurre alla conoscenza di tutti gli altri. Da questo punto di vista la telepatia e la chiaroveggenza, sia nello spazio, sia nel tempo, sarebbero un unico fenomeno: un contatto diretto con vari aspetti della realtà”.
Il modello psicotemporale
Per inserire in questo modello la psicoscopia bisogna considerarla di due tipi, a seconda che il sensitivo operi intenzionalmente oppure no.
Se il fenomeno è causale e non intenzionale, va considerata come psicoscopia kappa: cioè un fenomeno telepatico di tipo kappa, in cui lo psichismo dell’oggetto invia spontaneamente dei segnali informativi, che vengono captati da un sensitivo.
Se invece il sensitivo opera in campo internazionale, va considerata come psicoscopia gamma: cioè come un fenomeno telepatico di tipo gamma, in cui il sensitivo sollecita lo psichismo di un oggetto ad inviargli una certa informazione.
Lo psichismo di un oggetto è immerso nella estemporalità.
La eotemporalità, o tempo della t del fisico, “chiamata così da EOS, la dea greca dell’alba, è la più semplice forma di tempo continuo. E’ la realtà temporale dell’universo astronomico della materia dotata di massa. E’ stata descritta anche come il tempo della pura successione.
E’ un tempo continuo, ma non diretto, che non fluisce, a cui non possono essere applicate le nostre idee di presente, futuro e passato”. Così la definisce J.T. Fraser.
Perciò in entrambi i tipi sopra considerati si deve supporre che lo psichismo in un oggetto emetta dei segnali senza alcuna percezione della propria distanza temporale della psiche del percipiente; e che sia la percezione che di questa distanza ha il sensitivo, che è immerso nella nootemporalità, a determinare l’iter temporale di questi segnali.
La nootemporalità, o tempo noetico, “è la realtà temporale della mente umana matura. E’ caratterizzata da una chiara distinzione tra futuro, passato e presente: da orizzonti futuri e passati illimitati, e dal presente mentale, con i suoi orizzonti temporali che mutano in funzione dell’attenzione”.
Fra le due temporalità prevale dunque quella del percipiente, il quale è da ritenersi in ogni caso parte attiva del fenomeno.
Anche se lo psichismo dell’oggetto è impregnato di cariche emozionali provenienti dalla psiche umana e dunque originariamente connesse con alterazioni della velocità del tempo psichico di chi le ha prodotte, resta comunque nella eotemporalità. A questa va attribuita la velocità della t del fisico lapalissianamente uguale ad un’unità di tempo per ogni unità di tempo, e dunque unitaria: affinchè la sensazione che ne ha la psiche sia uguale a zero, in accordo con Fraser, secondo il quale la eotemporalità è continua ma non fluisce.
La psicoscopia kappa
Nella psicoscopia kappa, se il precipiente ha una velocità del tempo psichico inferiore a quella del tempo fisico (cioè, ad esempio, è assorto in riflessioni impegnative), il rapporto è negativo, per ciò il segnale gli perviene con anticipo e concerne il futuro dell’oggetto.
Se invece ha una velocità del tempo interiore maggiore di quella del tempo fisico (cioè, ad esempio, si abbandona all’immaginazione), il rapporto risulta positivo, perciò il segnale gli perviene con ritardo e concerne il passato dell’oggetto.
Caratteristica della psicoscopia kappa è che il sensitivo rievoca e descrive gli episodi con distacco, senza prendervi parte. I raps psicofonici sono un tipico esempio di psicoscopia kappa associata alla psicocinesi. La loro esperienza conferma che i segnali psicoscopico si adeguano allo stato di coscienza che trovano nell’operatore, cioè alla sua percezione inconscia della distanza temporale che lo separa dallo psichismo del registratore. I segnali emessi da quello psichismo vengono infatti captati con anticipo o con ritardo rispetto alla loro emissione, a seconda che la velocità di flusso del tempo interiore del percipiente risulti minore, maggiore o uguale rispetto a quella dello psichismo del registratore.
Nella psicoscopia kappa la funzione dell’oggetto è sovente rappresentata dall’ambiente. Un esempio tipico di psicoscopia kappa ritardata, cioè concernente il passato, può essere identificata nel caso detto del Trianon.
La psicoscopia gamma
Quando il segnale viene emesso dallo psichismo dell’oggetto in conseguenza di un segnale di sollecito, ne ripercorre lo stesso iter temporale. I segnali seguono allora gli stessi percorsi temporali che si generano nella telepatia gamma. E’ come se il sensitivo si immedesimasse con lo psichismo dell’oggetto e gli prestasse, per così dire, la propria nootemporalità: come se percepisse la distanza temporale quale potrebbe valutarla l’oggetto della nootemporalità fosse dotato.
Se il sensitivo che intenzionalmente prende in mano un oggetto vi si immedesima, e si pone in una stato di coscienza in cui la velocità del suo tempo interiore è minore della velocità del tempo fisico (cioè, ad esempio, è assorto in riflessioni impegnative), il segnale di sollecito emesso dal percipiente perviene in anticipo allo psichismo dell’oggetto; il segnale di risposta, che percorre lo stesso iter temporale, compensa l’anticipo con un uguale ritardo e perciò giunge al sensitivo istantaneamente. Ma l’informazione è aggiornata sino ad eventi che per il percipiente appartengono al passato.
Un esempio classico di questa psicoscopia gamma anticipata, che attinge gli eventi del passato, ci può riconoscere nelle celebri esperienze condotte dal medico tedesco Gustav Pagenstecher con una sua paziente, la Signora Maria Reyes de Zierold, la quale descriveva vicende del passato collegate con gli oggetti che venivano fatti toccare. La sensitiva, in stato di trance profonda (altra condizione che può diminuire la velocità del tempo psichico), si immedesimava nell’oggetto al punto da parlare in prima persona, talora con vera e propria partecipazione emotiva. La genuinità di quei fenomeni venne riconosciuta in una relazione che nel 1922 il Dr. W.F. Prince pubblicò sul Giornale della Società Americana per la Ricerca Psichica.
Se invece nel sensitivo che tiene in mano l’oggetto e vi si immedesima, la velocità del tempo interiore è maggiore di quella del tempo fisico (cioè, ad esempio se si abbandona all’immaginazione) il suo segnale di sollecito perviene in ritardo allo psichismo dell’oggetto, e il segnale di risposta che ripercorre lo stesso iter temporale compensa il ritardo con un uguale anticipo, e perciò giunge al sensitivo istantaneamente. Ma l’informazione in questo caso è aggiornata sino ad eventi che per il percipiente appartengono al futuro.
Un esempio tipico di questa psicoscopia gamma ritardata, che attinge il futuro dell’oggetto, può ravvisarsi nei cosiddetti “esperimenti a sedia vuota”, quando fra le procedure del sensitivo vi è il toccamento della sedia, come nel celebre esperimento di Eugenio Osty col veggente Pascal Forthuny. L’opinione corrente è che se le informazioni riguardanti la persona che si disporrà su quella sedia appartengono al suo futuro, si deve chiamare in causa l’ipotesi dell’oggetto induttore secondo la quale il sensitivo attinge le sue informazioni dall’inconscio della persona. E nel caso dell’esperimento a sedia vuota questa opinione sembra corretta, perché la sedia viene a contatto con la persona in un tempo determinato e non si può immaginare che la stessa persona tornerà a sedervi in futuro.
Ma in altri casi il modello psicotemporale consente, come abbiamo visto, una interpretazione diversa e tale da consentirci di definire la psicoscopia come il fenomeno per cui un sensitivo capta da un oggetto, toccando, delle informazioni relative a episodi a cui l’oggetto è stato o sarà presente.