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di Vittoria Inverni
Per chi non lo sapesse, spieghiamo subito che cos’è l’aura, o cosa dovrebbe essere. L’aura, dicono coloro che sostengono la sua esistenza, è un’emanazione di tutto ciò che è vivo, persone, animali o vegetali. È un “corpo sottile”, un alone che s’irradia attorno al corpo, principalmente il capo, di ciascuno e che persone particolarmente sensibili riescono a percepire. L’aura non va confusa con i fasci di luce emanati da certe persone, perché questi indicherebbero che quel particolare soggetto è protetto o da altri esseri umani o dai defunti, suoi o che hanno debiti di riconoscenza nei suoi confronti. Tra le persone “sensibili” possono essere iscritti i profeti dell’antichità, i mistici e i veggenti: i raggi o le aureole che si vedono attorno al capo dei santi altro non sarebbero che l’aura percepita da chi ha avuto contatti con loro. Un esempio di aura lo si trova nell’Antico Testamento ed è la luce emanata da Mosè quando scese dal Sinai con le Tavole della Legge, e che nell’iconografia è tradotta con i due corni sulla fronte. Pieno della grazia di Dio, Mosè risplendeva a tal punto che fu costretto coprirsi con un velo per non spaventare il suo popolo. Qualcuno sostiene che l’arcobaleno visto da Noè alla fine del diluvio fosse l’aura della Terra rinnovata nell’alleanza con Dio. La storia, per quanto in parte leggendaria, ci dice che Zoroastro, o Zaratustra, fu il primo a parlare di aura nel periodo in cui visse, e che secondo gli studi più recenti va dal 1000 al 600 a. C. Il divulgatore della dottrina di Ahura Mazdah diceva che tutti gli dei la possiedono, ma che l’aveva anche la Terra e tutte le sere quest’aura risaliva al cielo verso il dio della luce, ridiscendeva verso le stelle e un angelo (non dimentichiamo che i primi esseri alati risalgono alla religione persiana), l’accoglieva con un carro per portarla a spandere di nuovo la sua luce ovunque. Da Ahura Mazdah, il primo aureolato, al Budda con il capo e il corpo circonfusi da due dischi che simboleggiano l’aura superiore e l’aura inferiore, ai santi del cristianesimo (esistono raffigurazioni del Cristo Pantocrator aureolato e racchiuso in un’ulteriore aura dai colori dell’arcobaleno, quasi a rinnovare il primo patto di Dio con la Terra), a Maometto la cui aura è una fiamma che gli circonda il corpo e sale al cielo in una lingua di fuoco, l’aura è passata in tutte le religioni.
Dopo un periodo di quasi oblio, è nell’Ottocento che l’aura torna alla ribalta. Rudolph Steiner, il fondatore dell’antroposofia, affermava che non è necessario vederla con gli occhi, perché la si può avvertire anche con la mente. Secondo Steiner, ogni colore è sinonimo di uno stato d’animo e una persona in collera può essere percepita intuitivamente come rossa, mentre una persona calma e riflessiva può essere avvertita come azzurra.
Edgar Cayce, medium e guaritore americano morto nel 1945, affermava di saper distinguere l’aura delle persone e in base ai colori che vedeva fare diagnosi sulle condizioni fisiche delle medesime.
Infatti, chi sostiene l’esistenza dell’aura ne parla come di un alone di vari colori che s’irradia fino a 60 cm dal corpo. Ogni colore dovrebbe indicare uno stato d’animo e una patologia se è vero che le malattie sono determinate da una disarmonia dell’insieme mente-spirito.
Nel 1911 il dottor Walter J. Kilner affermava che l’aura umana è visibile con mezzi meccanici e pubblicò il resoconto delle sue ricerche. Ogni copia del volume conteneva una lente colorata con una sostanza chimica che, secondo l’autore, avrebbe permesso di vederla in tre stati separati. I risultati della lente e degli esperimenti furono modesti e il dottore fu sommerso dall’ironia dei colleghi. Con studi partiti nel 1939, nel 1957 fu la volta di un ricercatore inventore russo, Semyon Davidovic Kirlian, che con l’aiuto della moglie aveva messo a punto un congegno secondo loro capace di fotografare l’aura sistemando i soggetti all’interno di campi magnetici ad alto voltaggio. Il loro sistema, detto “camera Kirlian”, non è stato privo di contestazioni, anche se qualcuno sostiene che l’emanazione, prodotta dal sudore (ma ci si chiede come possa sudare una foglia, come quella di geranio dell’illustrazione), possa essere utile alla diagnostica medica.
Nel 1973 lo scienziato Lyall Watson ipotizzò che l’aura vista dai mistici e dai sensitivi fosse un’emanazione fisica vista solo da coloro che hanno gli occhi sensibili alle onde luminose a bassa frequenza.
Che l’aura sia un’emanazione fisica potrebbe essere confermato dai racconti che ci arrivano dal Medioevo. Secondo le cronache, il Beato Tommaso da Cori, pastore fattosi francescano nel 1675, durante le prediche emanava una tale luce da illuminare la chiesa, mentre la cella di san Luigi Bertràn, vissuto nel 1500, era sempre illuminata come se all’interno ci fossero lampade potenti.
Nel 1995 è la volta del professore russo K. Korotkov che con la sua équipe ha elaborato una variante della “camera Kirlian”. Sulla corrispondenza fra le dita della mano e gli organi interni, esaminando la mano sarebbero in grado di diagnosticare le carenze bioenergetiche degli organi corrispondenti.