Il risveglio del Nephesh

a cura di Lavir
Vari tentativi sono stati fatti per descrivere il “doppio” e ciò che si sperimenta con esso, ed inevitabilmente (accade sempre quando qualcosa diventa di domino pubblico) è stata fatta molta confusione di termini e di esperienze, tanto che a volte non si capisce se si sta parlando di una cosa o di un’altra. Questo “caos” è stato alimentato (e come dubitarne) molto spesso anche da più o meno validi ordini magici che basano parte delle loro “tecniche” sull’uscita dal corpo. Vediamo di fare un po’ di chiarezza nei termini ed in ciò che accade. Diciamo che la “proiezione” si può dividere grossolanamente in quattro esperienze definite sia per utilità che per difficoltà:
– Proiezione mentale: questa è la proiezione più diffusa e viene molto spesso interscambiata con la proiezione astrale vera e propria, data la facilità con cui vi si può accedere rispetto alle altre. Di solito la maggior parte di coloro che hanno esperienze col “doppio” entrano in questo tipo di proiezione perché non richiede nessun tipo di accorgimento. E’ anche la proiezione più usata in magia dato che ha un valore puramente simbolico, anche se alcuni “ordini” più o meno incompetenti non conoscono a loro volta la differenza. Ciò che si sperimenta in una proiezione mentale, che poi, ripeto, è la più diffusa, è totalmente simbolico e quindi soggettivo. Non a caso viene anche indicata come “proiezione di sogno”. La volontà è la forza che tiene in piedi il “mondo” che si sperimenta. Quando si sente parlare di proiezione astrale di solito si parla di questo tipo di proiezione. Un gruppo di scienziati americani, ad esempio, ha fatto un esperimento prendendo come campione venti volontari in grado di uscire dal proprio corpo ed ha posto loro il seguente compito: nella stanza adiacente erano chiuse tre persone che stavano discutendo di argomenti prestabiliti ed i candidati dovevano, in astrale, riuscire ad entrare nella stanza e seguire le suddette conversazioni. Nessuno di loro fu in grado di farlo nonostante tutti avessero avuto l’esperienza di entrare nella stanza accanto e seguire una conversazione. Questo ha “provato” a quegli scienziati che il viaggio astrale è solo una fantasia sviluppata in modo più o meno concreto. Semplicemente, invece, i volontari non erano in grado di sperimentare una vera e propria “proiezione astrale”.
– Proiezione astrale: richiede un Corpo di Luce ben formato od una predisposizione naturale per essere sperimentata. Ciò che avviene in questo tipo di proiezione è *oggettivo*, e la volontà ha un valore puramente personale, non cambia ciò che avviene all’esterno. Il classico tipo di proiezione astrale vera e propria è quando si agisce nel “mondo fisico” col doppio e ciò che si sperimenta ha luogo realmente ed oggettivamente. A differenza di quanto si creda per arrivare a questo tipo di proiezione bisogna avere o una predisposizione naturale oppure bisogna lavorare duro per formare completamente il doppio.
Un modo un po’ grossolano per appurare se il mondo in cui siamo ha valore oggettivo oppure no è quello di cercare di cambiare ciò che si vede con la propria volontà: ad esempio, se si va a cercare di vedere cosa sta facendo un nostro conoscente in questo mondo e lo si vede scrivere, provare con il pensiero o la volontà a pretendere che stia invece facendo qualsiasi altra cosa, come nuotare; se la scena cambierà non siete in una “proiezione astrale”.
Un modo invece più specifico e che richiede un po’ di pratica è quello di appurare se il mondo che stiamo visitando riflette “energia”.
– Proiezione eterica: è un raffinamento dell’esperienza precedente. In questo caso si da ancora più corpo al “doppio” attraverso la respirazione e la cosiddetta “corda d’argento”. Per esattezza la tecnica si basa sul trasferire ancora più sostanza eterea (che poi è quella che ci da la vita) e quindi più consapevolezza nel corpo astrale di modo che il “corpo di luce” abbia ancora più influenza (e di conseguenza ne sia ancora più influenzato) sul mondo oggettivo che stiamo sperimentando. In una proiezione astrale comune la quantità di consapevolezza mentre si vive l’esperienza difficilmente supera il 60-70%, mentre nella proiezione mentale non supera il 50%. In questo caso si ha consapevolezza al 100%. Questo tipo di proiezione incomincia ad avere i suoi pericoli, e da qui nascono i pochi casi di persone che si sono trovate per puro caso in questo stato ed hanno riportato storie sul fatto che ciò che si verifica sul piano astrale viene poi rivissuto sul corpo fisico. Premesso che bisogna avere una ben rara predisposizione naturale per potere entrare casualmente in questo tipo di proiezione, è vero che a questo stadio ciò che si vive nella proiezione è effettivamente rivissuto nel fisico. Ad esempio se qualcosa ci rompe un braccio, state sicuri che vi troverete rientrando nel corpo fisico con un braccio rotto. E questo sia perché ciò che si vive è oggettivo (come nel primo caso) e sia perché in questo tipo di proiezione il corpo di luce ha in esso la parte che ci permette di vivere.
– Sdoppiamento: in questo caso è possibile operare oggettivamente in due posti completamente differenti tra loro. Questo tipo di proiezione è spesso raffigurata nella nostra cultura nelle storie dei Santi. Per riuscire a sperimentare questo tipo di proiezione si ha bisogno di avere una riserva energetica molto alta di modo da dare vita eterea al doppio ed averne abbastanza per potere anche gestire il corpo fisico. E’ anche uno dei fini ultimi a cui aspirano alcuni gruppi che basano la loro attività solamente sullo sviluppo volontario del doppio. Questa esperienza è impossibile averla casualmente, ed è anche, ovviamente, quella ad avere il più alto grado di pericolosità, anche se quando si arriva a questo livello difficilmente si è ancora esposti ad un qualche vero pericolo e quindi è più facile trovarsi nei guai mentre si impara il precedente tipo di proiezione.
Per quanto riguarda poi i pericoli inerenti nel viaggio astrale ripeto ciò che ho detto precedentemente, ovvero che solo ad un certo livello veramente difficilmente raggiungibile casualmente si sperimenta un pericolo oggettivo, e tutte le cose che possono accadere (anche nella proiezione astrale) non hanno poi un risvolto sul doppio e meno che meno sul corpo fisico. Per ciò che concerne la paura di non potere tornare indietro, anche questa non ha fondamento fin quando non si raggiunge la proiezione eterea. Negli altri casi semplicemente quando la nostra riserva di “energia” finisce si ritorna, volenti o nolenti, nel corpo fisico. Ciò avviene normalmente durante il sonno. Il nostro corpo è “programmato” a far rientrare il suo doppio dopo un certo periodo di tempo, quindi è totalmente inutile preoccuparsene. L’unico pericolo per gli impressionabili può essere quello di avere un attacco di cuore per la paura. Ma anche questa è una delle altre leggende, almeno che non si abbia dei grossi problemi di cuore, nel qual caso è anche sconsigliata la pratica, naturalmente. La pericolosità inerente nel terzo tipo di proiezione sta nel fatto che tutta la vita del corpo fisico viene trasferita nel doppio ed il corpo fisico giace effettivamente morto ove si trova. Di solito le esperienze di pre-morte sono delle proiezioni eteriche. E’ facile quindi immaginare i pericoli che questo comporta. In questo caso è pericolosissimo ad esempio che qualcuno tocchi il corpo fisico oppure che qualcosa lo svegli di soprassalto. In questo caso veramente la “corda astrale” si spezza e piano piano si muore di consunzione, dato che il doppio non può più rientrare nel suo involucro. Comunque questo è a solo titolo informativo; ripeto, è quasi impossibile arrivare casualmente ad una proiezione eterea ed anche nel qual caso si abbia una predisposizione naturale e per una casualità (che poi è di difficile ripetizione) si possa arrivare ad essa, è del tutto impossibile poi riuscire a fare alcunché se non si ha un’esperienza in questo senso. Muoversi col corpo etereo è tutta un’altra cosa rispetto al muoversi solo con la parte astrale e richiede una conoscenza molto avanzata. Nei casi di pre-morte ciò che muove il corpo etereo sono fattori esterni, ed esso invece di muoversi viene effettivamente sballottato in qua ed in là.

Ora, dopo la teoria ecco adesso un po’ di pratica.
IL DESIDERIO COME POTENZA
Tutte le varie tecniche più o meno note hanno un denominatore comune, che poi è la chiave su cui viene rivolta l’attenzione stessa, anche se molto spesso celatamente. Penso che questo sia anche il motivo per cui molti non riescono a farle funzionare; semplicemente non conoscono la forza che aziona il processo di ciò che fanno e pongono la loro attenzione sui punti sbagliati, perdendo più tempo del necessario. Le tecniche in realtà sono solo modi rituali di porre l’attenzione su dei punti specifici; in verità per uscire dal corpo fisico non importerebbe nessun procedimento inteso come tale se si fosse in grado di seguire un iter specifico. Ma questo è un discorso troppo complicato da analizzare qui in due righe, quindi è meglio usare un punto focale.
La teoria è molto semplice: se il corpo fisico è incapacitato a muoversi e riceve un impulso a farlo, al suo posto il subconscio farà muovere il corpo di luce. Scomponiamo la cosa in termini ancora più elementari: il modo migliore per incapacitare il corpo fisico è quello di farlo addormentare (ma è possibile anche che accada per malattia o simili), ed il modo migliore per dare l’impulso è quello di desiderare un qualsiasi movimento, tipo alzarsi.
Dunque se analizzate bene tutte le tecniche che sono in giro troverete ovunque questo denominatore comune: il corpo viene portato ad uno stato di rilassamento molto alto e, o da subito o solo a questo punto, viene poi, attraverso una visualizzazione o desiderio impellente, dato l’impulso di movimento mentre il corpo fisico continua a rilassarsi fino al punto in cui si addormenta.
Quello che non viene di solito detto è ciò che poi fa funzionare il tutto. Ovvero che la chiave sta nel provocare l’impulso proprio prima che il corpo si addormenti e *lasciare* che quest’ultimo lo faccia effettivamente. Se prendete una qualsiasi tecnica senza sapere ciò, otterrete dopo un po’ di tempo lo stesso risultato dal momento che se ponete tutta la vostra attenzione in un atto o visualizzazione qualsiasi causate unicità di pensiero, e l’unicità di pensiero (o assenza di esso) fa addormentare il corpo fisico rimuovendo la consapevolezza da esso, e l’azione che state eseguendo mentalmente crea l’impulso del movimento. Ma perché tutto ciò divenga effettivo richiede tempo e pratica perché come ho già detto di solito si pone l’attenzione sulla cosa sbagliata: o si perde la concentrazione e ci si addormenta, oppure vi se ne rivolge troppa non rilassandosi e si rimane semplicemente svegli. Se ne conoscete la chiave, invece, potete fare in modo che il processo funzioni molto prima.
Possiamo ad esempio mettere in pratica una tecnica semplice semplice che porterà inevitabilmente al risultato in al massimo un mese se viene attuata tutti i giorni, a seconda di quanto siate naturalmente predisposti alla cosa ed anche (ritornando al discorso di prima) a seconda di quello che siete o credete di essere, nonché (cosa più importante) a seconda di quanto vogliate veramente farlo.
Rilassate il vostro corpo con la vostra tecnica preferita fino quasi al punto di addormentarvi, poi cominciate a desiderare (aiutandovi col pensiero le prime volte) di alzarvi, o rotolarvi, o mettervi a sedere (a seconda di come siete posti e di come volete uscire) con tutta la vostra volontà. Potete anche utilizzare un po’ di immaginazione, come ad esempio immaginare di aggrapparvi ad una fune e tirarvi con essa, insomma utilizzate ciò che vi “smuove” meglio. Lo sforzo deve essere puramente mentale. Dovete desiderare di muovermi ed allo stesso tempo vi dovete preparare mentalmente allo stesso movimento, proprio come avviene per qualsiasi atto naturale che fate normalmente. Desiderate di muovervi ma non fatelo fisicamente, semplicemente continuate a porvi la vostra attenzione totale e preparatevi al movimento continuando a rilassare allo stesso tempo il vostro corpo fisico fin quando non si addormenta. Questa è la parte critica, ed è bene analizzare meglio questo punto. In realtà non si tratta proprio di continuare a rilassare il corpo fisico volutamente, ponendoci attenzione, semplicemente lasciate che lo faccia. Riponete la vostra attenzione invece sul desiderio di muovervi e lasciate che il corpo fisico si addormenti senza curarvene. Se il corpo fisico non riceve nessun tipo di stimolo ed è completamente rilassato, si addormenta nel giro di pochi istanti. In effetti il nostro corpo fisico è come un bambino viziato da mille attenzioni. Se non vi si bada ed è completamente immobile semplicemente si offende e dorme (che poi è proprio quello che vogliamo in questo caso).
A questo punto il desiderio di muovervi mentre il corpo fisico è assopito farà in modo che l’impulso creato dal desiderio muova il corpo astrale al momento dell’assopimento del corpo fisico, ed allo stesso tempo vi farà rimanere svegli e trasferirà la vostra consapevolezza nel doppio senza alcuno sforzo. Non badate poi assolutamente alle sensazioni che provate e che spesso vengono ritenute super-importanti quali le vibrazioni i suoni ecc.; quelle sono solo gli *effetti* e *non le cause* del rilascio del corpo di luce, quindi se vi ponete l’attenzione non fate altro che darvi l’impulso di ritorno. In realtà, come vedete, la chiave di tutto è veramente semplice.
Un’applicazione più “professionale” della suddetta tecnica si basa sull’assenza del pensiero e sul desiderio senza ricorrere al pensiero stesso. Con la pratica tutto si basa sul far cessare il pensiero, rimuovere l’attenzione dal corpo fisico di modo che si addormenti mentre se ne “desidera” il movimento. Tutto questo richiede al massimo dieci minuti di tempo se siete in grado di fare cessare i vostri pensieri.
Però è anche doveroso spiegare cosa intendo per “desiderio” in questo caso. E’ ciò che accade quando fate le cose meccanicamente. Il vostro pensiero è tutto da un’altra parte eppure qualcosa fa scattare l’impulso che vi fa muovere. Un esempio è per esempio guidare la macchina. E’ un atto automatico, nessuno pensa a quello che fa specificamente mentre guida. Eppure anche se i pensieri sono altrove qualcosa dentro di voi da l’impulso al vostro corpo di muoversi. Quel qualcosa è ciò che ho chiamato “desiderio”, quell’impulso che è lontano dai pensieri stessi eppure è ciò che sta alla base di tutto ciò che siete e fate, e che lo fa nel miglior modo possibile. E’ più facile che sbagliate una cosa se la fate con tutto la vostra attenzione che se invece lasciate che essa giustifichi sé stessa.
Ora, per imparare a smettere di pensare si può utilizzare proprio ciò che vi fonda. Ovvero fare le cose senza pensare a nient’altro, semplicemente stando a guardare ciò che si fa. Invece di essere dei protagonisti, siate dei testimoni. E applicate lo stesso concetto a qualsiasi cosa stiate facendo. Piano piano distruggerete il vostro impulso a fare divagare la mente ed a dovere pensare per forza a qualcosa (anche a ciò che state facendo) mentre state agendo. E questo vi porrà poi nello stato d’animo giusto per comprendere effettivamente cos’è quella forza che ho chiamato “desiderio” poc’anzi. Purtroppo (per fortuna) queste cose possono essere solo sperimentate per capirle veramente, nessuno potrà insegnarvele a parole. 

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