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Molte sono le storie collegate a fatti misteriosi in cui sono coinvolti antichi quadri, tantochè molti artisti hanno scritto romanzi ispirandosi ad immagini pittoresche; ma spesse volte la realtà supera la fantasia. E’ quanto risulta dalla storia che un uomo di Milano mi ha descritto.
Riproducendo per intero la lettera che mi ha inviato perché i fatti narrati sono veramente straordinari.
Uno strano regalo
“Esimio maestro, non mi dilungo in superflui preamboli e vengo subito al punto. La prego di esaminare attentamente il caso che sto per esporle e che ha dell’incredibile, in quanto lo stesso che ne sono direttamente coinvolto, stento a credere a ciò che mi è successo.
Vivo a Milano e faccio l’antiquariato, mestiere questo che noi della famiglia ci tramandiamo da varie generazioni, ed ho una galleria d’arte insieme a mio padre che per verità è ben avviata. A causa del mio lavoro devo viaggiare spesso facendo la spola tra l’Italia, la Francia e l’Inghilterra.
E proprio dall’Inghilterra è cominciata la mia incredibile storia.
Quel giorno ero appena arrivato a Londra e senza passare in alberghi presi un taxi e mi diressi a pochi chilometri dalla città per vedere e discutere per un grosso quantitativo di mobili e di quadri antichi.
Concluso l’affare e presi gli ultimi accordi con il venditore, prima che partissi questi volle assolutamente farmi dono di un quadro; lì per lì io non accettati ma dietro le sue insistenze fui costretto a prenderlo. Lo guardai distrattamente e notai che rappresentava una giovane donna vestita in abiti settecenteschi, molto bella, però non vi badai molto preso come ero dalla sequela di cose che dovevo svolgere, e quindi ringraziandolo feci ritorno a Londra nel mio albergo. L’indomani mi alzai di buon ora dovevo svolgere una serie di giri burocratici per la spedizione, per poi ripartire alla volta di Milano. Era l’ora di cena quando, stanco, rientrai in albergo e mi fu avvisato che nella stanza avrei trovato un pacco per me. Ero un po’ sorpreso dal fatto ma poi, dalla prima occhiata, capii subito che si trattava del piccolo quadro donatomi il giorno prima. Sorrisi pensando al gesto gentile e senza aprirlo lo misi in valigia. Ero molto stanco e dopo una frugale cena consumata al ristorante dell’albergo, assonnato risalì nella stanza e poco dopo piombai in un sonno profondo.
A svegliarmi fu una soave voce femminile che mi giungeva alle orecchie chiamandomi per nome. Aprii gli occhi, intontito dal sonno, e nell’oscurità mi parve di scorgere un leggero alone di luce rossastra in un punto della stanza: ma fu un attimo perché pochi secondi dopo dormivo pesantemente.
Appena tornato a Milano avevo poggiato in terra frettolosamente nel mio piccolo studio il prezioso quadro regalatomi dandogli solo una rapida occhiata. Nei giorni che seguirono fui molto preso nell’allestire la mostra al punto che la sera quando rientravo a casa ero talmente stanco che non vedevo l’ora di coricarmi.
L’improvviso profumo
Fu proprio in quel periodo che cominciai ad avvertire strane sensazioni che non so bene definire. A volte mi svegliavo con la netta convinzione di non essere solo nella stanza; oppure percepivo un profumo femminile che mi ricordava tanto l’odore della tuberosa. La mostra terminò e così potei concedermi un po’ di riposo, e potei sistemare alla parete il quadro. Una domenica pomeriggio ero solo in casa, intento a riordinare alcune carte nello studio. Ad un certo punto percepii un forte odore di tuberosa, alzai gli occhi dalla scrivania ed il mio sguardo cadde sul quadro e rimasi ad osservalo per parecchi minuti. La luce morbida di un piccolo faro posto in un angolo, donava alla bella donna dipinta una calda luminosità tale da farla apparire quasi palpabile e sentivo che da essa sprigionava un forte magnetismo.
Mi sentivo talmente rapito che in quel momento desiderai che fosse reale per poterla toccare ed amare.
Mi scosse da quell’atmosfera irreale a riportarmi sulla terra il trillo del telefono.
Dopo quello strano episodio ne accaddero altri simili, ma essendo io una persona, razionalmente detti la colpa al fatto che vivevo troppo solo e troppo impegnato, per cui decisi di scegliere una compagna tra le mie conoscenze femminili per sistemarmi seriamente.
Purtroppo le cose non andarono secondo i miei piani.
Era un po’ di tempo che frequentavo una ragazza la quale sembrava soddisfatta del nostro rapporto e seppur velatamente iniziammo a fare dei progetti per il futuro.
Una sera decise di rimanere a dormire da me ed io ne fui ben lieto.
Eravamo abbracciati in tenera intimità, quando improvvisamente sentii quel forte profumo di tuberosa a me ben noto: mi irrigidii subito con un senso di angoscia nel cuore e nonostante le varie sollecitazioni della mia compagna rimasi inerme e incapace di muovermi.
Ripresomi poco dopo, provai a chiederle se anche lei avesse sentito quel profumo ma guardandomi sorpresa mi rispose di no.
Un sogno inquietante
Nella stessa notte feci un sogno che mi turbò molto. Nel sogno io ero seduto nel mio studio ed osservavo la donna del quadro; ad un certo punto la vidi staccarsi da esso ed acquistare la grandezza naturale di una persona. Era di fronte a me, bella nel suo settecentesco abito color porpora, con uno strano sorriso che donava al suo bel volto un fascino ipnotico; rimasi estasiato. Poi si spostò lentamente verso di me – sembrava quasi che si muovesse al rallentatore – e mentre si avvicinava la vedevo ingigantirsi sempre più fino a quando il suo corpo oltrepassò il mio dileguandosi alle mie spalle. Poi con stupore constatai che la cornice era vuota! Sempre nel sogno chiusi gli occhi per pochi attimi e quando li riaprii, la donna vi era tornata dentro.
Mi svegliai improvvisamente madido di sudore mentre una sottile angoscia mi martellava dentro; sollevato dal fatto era stato solo un sogno, cercai di riprendere il sonno. Per un futile motivo in seguito il rapporto tra me e la mia ragazza si ruppe, così rimasi di nuovo solo.
Questa solitudine non mi dispiaceva, anzi pareva che ne fossi soddisfatto. Sentivo la spinta di rifugiarmi spesso nel mio studio e lì passavo il mio tempo libero mentre ammiravo la donna dipinta sul quadro. Sembrava che si fosse instaurato tra noi un rapporto fluidica. Molto spesso la notte la sognavo piacevolmente, ma poi i miei sogni si trasformarono in una tremenda rivelazione che mi riempi di paura.
Ero appena ritornato dalla Francia per un affare: quella sera ero particolarmente stanco anche perché durante la mia permanenza avevo fatto un po’ di stravizzi, in tutti i sensi. Prima di addormentarmi andai nello studio scrivere degli appunti e naturalmente guardai il quadro. Il bel viso della donna aveva assunto un’espressione cattiva quasi di odio, che mi raggelò il sangue nelle vene. Distolsi subito gli occhi da esso: lo guardai di nuovo ma tutto era tornato normale e credetti che la causa di questa allucinazione fosse la troppa stanchezza. Spensi la luce e mi diressi in camera da letto.
Durante la notte ebbi un incubo spaventoso.
Il ragno nero
Ero disteso in un luogo sconosciuto e attorno a me bagliori di luce rossastra si accendevano silenziosi mentre un rumore cupo mi martellava il cervello. Poteva somigliare alle basse vibrazioni emesse da un enorme tamburo ma poi scoprii che era il mio stesso cuore che batteva.
Improvvisamente una figura emergeva tra i bagliori e si avvicina sempre più a me. Era ricoperta interamente da uno scuro mantello il cui cappuccio ne ricopriva anche la testa ed il viso.
Non sapevo spiegarmi perché essa mi infondesse tanta paura mentre il mio cuore iniziò a battere furiosamente con un assordante rumore che echeggiava attorno. Quando la figura fu vicina si chinò su di me lasciando cadere il cappuccio dietro le spalle e all’istante riconobbi il bel viso della donna del quadro; con un lieve bacio sfiorò le mie labbra ed a quel contatto ogni paura svanì in me lasciando il posto ad un irrefrenabile desiderio di possederla, e l’abbracciai. Un’orribile metamorfosi trasformò il suo bel corpo in un’enorme ed orribile ragno nero e peloso… l’unica cosa che le era rimasto intatto era il viso!
Con un urlo mi svegliai con l’immagine terrificante ancora negli occhi. Ero sconvolto: poi, dopo poco, alla luce rassicurante della stanza mi detti dello stupido perché senz’altro l’incubo che avevo avuto era frutto della stanchezza o della digestione.
Purtroppo mi sbagliavo perché dopo quell’incubo altri sogni simili avvelenarono le mie notti.
Non sapevo cosa mi stesse accadendo e quindi decisi di farmi visitare, ma naturalmente non approdai a nulla di clinico; mi propinarono solo dei tranquillanti che riuscirono solo a stordirmi.
La solitudine che prima mi allettava ora mi faceva paura: così tentai di nuovo di mettermi con una donna. Era da pochi giorni che la mia compagna si era stabilita da me dietro mia insistenza, ma purtroppo una sequela di strani fatti la impressionarono ed io mi vidi costretto a raccontarle i miei ‘incubi’.
Questa cosa suscitò non poche preoccupazioni in lei ma essendo una donna intelligente cercò di aiutarmi. Gli eventi, purtroppo, sembravano accanirsi ancora di più, anche contro di lei. Una sera, rientrando in casa, la trovai immersa nel silenzio. Mi parve strano perché era solita accogliermi festosamente. Accesi qualche luce e girai per la casa quando, nell’oltrepassare la porta semi accostata dello studio, sentii l’inconfondibile odore di tuberosa. Mi fermai e aprendola del tutto entrai. La mia compagnia era riversa a terra, svenuta. Preoccupato le fui subito accanto e la portai sul letto cercando di rianimarla. Il pallore man mano sparì dalla sua faccia, il suo corpo stava ritornando caldo, ma appena aperti gli occhi, mi guardò assente poi con un piccolo grido soffocato si aggrappò a me piangendo.
Una volta calmata iniziò a raccontarmi quanto le era successo.
L’antica dama gelosa
Era uscita nel pomeriggio per alcune spese e al suo rientro in casa aveva trovato tutte le luci accese mentre ricordava perfettamente che prima di uscire erano spente, anche perché era ancora giorno. Naturalmente spense quelle superflue e si accinse a mettere a posto quanto aveva comprato.
Poi sentì squillare il telefono e corse a rispondere dallo studio, essendo questo più vicino. Le parve strano il fatto che la luce sulla scrivania fosse accesa perché era sicura che poco prima l’aveva spenta. Finita la comunicazione rimase per un po’ a pensare quando i suoi occhi si soffermarono sul quadro; lei aveva evitare di guardarlo, perché le faceva impressione, ma qualcosa la inchiodò e si ritrovò seduta a fissare la donna dipinta.
Si sentiva come rapita dal magnetismo che emanava: poi successe qualcosa che la sconvolse. Con orrore notò che la testa della donna si era staccata dal quadro e lentamente si avvicinava a lei divenendo sempre più grande fino ad assumere la forma di una enorme bocca da cui uscivano piccole serpi guizzanti.
Il terrore la immobilizzò sulla sedia; stringeva con dolore i braccioli, voleva fuggire ma non poteva. Mentre quell’enorme cosa stava per ghermirla con uno sforzo si alzò, ma vide tutto buio e svenne.
Mentre l’ascoltavo mi tornarono in mente gli incubi notturni e tutti gli strani fatti accadutimi da quando possedevo quel quadro e dato che dovevo ritornare a giorni in Inghilterra, decisi di riportarlo a chi me ne aveva fatto dono.
Purtroppo una volta giunto sul posto, qual tale non c’era più, aveva chiuso l’attività a causa di un grave lutto e si era trasferito altrove senza lasciare traccia.
Il quadro bruciato
Rimasi veramente stravolto: tutto parve incredibile anche perché avevo avuto contatti con lui fino a pochi mesi prima.
Ritornato a Milano misi subito il quadro in vendita in galleria ma, nonostante piacesse molto, non riuscii mai a venderlo. E’ successo perfino che alcune persone avevano lasciato una cifra per fermarlo e poi, inspiegabilmente, non si erano fatte più vive; insomma non riuscivo a sbarazzarmene.
Nel frattempo gli incubi notturni sembravano essersi diradati e non percepivo più quel profumo di tuberosa. Sembrava che tutto fosse tornato tranquillo.
Una domenica pomeriggio mi trovavo nello studio. Facevo alcuni conti e improvvisamente, alzando gli occhi, mi cadde lo sguardo proprio sul punto dove prima era appeso il ‘famoso’ quadro raggelai: invece di vedere il paesaggio che avevo messo al suo posto, vidi il quadro con la donna. Essa mi guardava con un ghigno cattivo, quasi diabolica. Di istinto chiusi gli occhi, stropicciandoli con le mani, e li riaprì per osservare meglio ma esso era scomparso. Rimasi talmente impaurito che decisi, assieme alla mia compagna, di distruggerlo, e così abbiamo fatto: lo abbiamo bruciato. Mi è dispiaciuto perché era molto bello.
Questo è quanto è accaduto fino a circa due mesi fa.
Ultimamente si avvertono specialmente la notte, degli strani rumori in casa.
A volte si sente persino un pianto femminile.
Preciso che abito in un attico ed il mio appartamento è l’unico esistente sul pianerottolo.
Ora che le ho pressappoco raccontato la mia ‘incredibile’ storia la prego caldamente di trovare una soluzione… mi aiuti, la prego!”.
Qui termina la lettera.
Uno spirito malefico
Da parte mia farò tutto il possibile per aiutare queste due persone con le quali mi sono già messo in contatto.
La storia narratami fa parte di uno di quei casi denominati “maledetti” che, anche se avvengono raramente, sono ben noti specialmente quando si manifestano attraverso oggetti antichi.
Nel caso di questo sfortunato signore si è trattato di un quadro antico raffigurante una donna che aveva condotto una vita dissipata, era stata un’amante perversa. La sua immagine, con il passare dei secoli, ha acquistato una potenza psichica; la stessa attraverso la quale poteva rivivere le sensazioni terrene e prendere forza per potersi manifestare nei sogni ed avere così rapporti sessuali, e con essi il pieno possesso psichico della sua “vittima”.
E’ chiaro, che una volta distrutta la sua immagine essa non ha più potere visivo sulla sua “vittima” per poterla inchiodare ai suoi voleri. Ma è rimasta, però, la sua essenza che piange e si dispera per l’immagine perduta.
E’ nostro compito cercare di risolvere questo caso per ridare pace a questa persona di Milano e alla sua compagna e forse anche allo spirito dell’antica dama in preda ancora a turbamenti terreni, compresi quelli di una gelosia possessiva sugli uomini da lei desiderati.