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di Roberto NEGRINI
Quando la magia, o arte del mutamento ottenuto tramite la manipolazione di vari aspetti del reale, viene operata attraverso l’uso di secrezioni o di energie sessuali, e l’estasi neurologica dall’eccitazione sensuale è deviata ritualmente dai fini consueti della riproduzione o del piacere per attivare facoltà latenti e per produrre così effetti psichici o o fisici esterni agli operatori, allora si tratta di magia erotica. Dove il processo sia invece, indirizzato a mutazioni definitive nella morfologia della coscienza del corpo degli operatori o a effetti d’illuminazione interiore paralleli ad una mutazione para-fisiologia permanente, allora la magia erotica codificata nella variante di alchimia sessuale, l’arte con cui può essere raggiunta una trasfigurazione della natura umana, adombrata sotto la metafora dell’immortalità. Tra le possibili origini etimologiche del sostantivo arabo kimiya (“pietra filosofale”) che con l’aggiunta dell’articolo al diviene al-kimiya – alcune fonti suggeriscono la radice egizia fernet che significa “terra nera”, un riferimento sia al fertile limo del Nilo sia al significato tipico del colore nero per gli antichi egizi: prosperità e fertilità.
Di qui la tradizione passò ai greci, che ne trasmisero poi la conoscenza agli arabi: il vocabolo greco chemeia, infatti è connesso all’arte neolitica della manipolazione dei metalli, altri ancora suggeriscono il termine greco chymia, implicante l’arte di fondere i metalli, che risulterebbe collegabile a chyma “fluido metallico”, ma anche a chymos, termine con cui erano indicale le linfe vegetali e, in seguito, anche gli umori animali. La sovrapposizione tra mettalurgia sacra e uso di linfe vegetali, o secrezioni animali, ci porta così alle millenarie tradizioni sull’uso sacramentale di droghe vegetali e a quelle arti erotiche di trasmutazione psicobiologica che, pur affiorando in molte culture, risultano testificate soprattutto nelle tradizioni indiane e cinesi.
Le formule alchemiche sono tra le maggiori eredità lasciate dall’universo patristico alle epoche patriarcali. Si tratta, infatti di pratiche di esplorazione, conoscenza, dissociazione, ricomposizione e trasmutazione degli elementi del corpo della madre primeva rappresentata dalla natura e dai suoi aspetti visibili e invisibili: una “Grande Opera” le cui “materie prime” sono le ossa della madre (i metalli-pietre), i fluidi vitali (le linfe della terra) e le secrezioni umane, prodotte dai culti erotici e dal matrimonio tra carne ed energia, fra cui sangue mestruale e sperma, la cui manipolazione alchemico-erotica può condurre oltre i confini della dimensione umana.
Gli scopi dell’alchimia sessuale sono, dunque, da intendersi come metafisici, in quanto fondati sulla modifica e sulla ricomposizione delle proprie morfologie psico-fisiche, mentre quelli della magia erotica non possono che essere esperiti come naturali, in quanto tale tipo di magia implica la produzione di effetti esterni agli operatori e l’esteriorizzazione di universi soggettivi, amplificati e potenziati fino a modificare la percezione della realtà e (se resi efficaci da una pratica continuata e potente) anche a modificarne la percezione collettiva, quindi la “realtà”, considerando che la percezione è il nostro unico strumento di misurazione del reale. A differenza dell’alchimia sessuale che richiede una partecipazione calda degli operatori, la magia erotica può, peraltro, essere esperita come una pratica fredda che non include la partecipazione emotivamente totalizzante degli operatori, l’uno verso l’altro, e rende, perciò, meno problematica, specie in Occidente, la rituaria erotica di gruppo. Il processo magico-erotico, come l’alchemico-sessuale, può comunque essere sviluppato tramite pratiche solitarie e individuali di autoerotismo sacramentale, che in alcune scuole e ordini operativi dediti a quest’arte è considerata addirittura propedeutica alla pratica di coppia o di gruppo.
Le moderne fratellanze e sorellanze iniziatico-sessuali più attente all’ethos magico dell’equilibrio e della reciprocità sconsigliano, infine, vivamente agli apprendisti e apprendiste sperimentazioni avventate che coinvolgano l’equilibrio psicofisiologico di soggetti non in grado di controllarne i processi. È per questo che in tali scuole le tecniche magico-erotiche vengono trasmesse solo al termine di un itinerario iniziatico (e anche culturale) che comprende alti livelli di autocontrollo psicofisico e di autocoscienza psico-spirituale. E allora possibile affermare che tecnicamente non può esservi magia erotica efficace laddove il o la magista operante, o almeno uno o una degli operatori, non abbia raggiunto le capacità di alchimista sessuale, poiché la possibilità posta dalla magia di modificare il tessuto della realtà presuppone l’attitudine di sintonizzare coscienza, istinto e percezione con gli archetipi, o dèi, che costituiscono i nodi della sua trama. Ogni pretesa di praticare questa o altre forme di magia senza un’adeguata qualificazione iniziatica e un rigoroso addestramento, che in alcuni casi prevede anche periodi di purificazione, isolamento e strumentale castità, non può che risultare illusoria e perfino pericolosa.