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la logica dominante della nostra società.
La mentalità razionalistico scientista, di cui la secolarizzazione (= LA RELIGIONE NON e’ PIU’ UN VALORE CENTRALE NELLA SOCIETA’) costituisce un epifenomeno, è l’anima della nostra civiltà occidentale: un’anima fredda e calcolatrice, lucida ed onnicomprensiva, che finisce per non lasciare spazio alle espressioni ‘miti che’ o ‘estetiche’, che riscattano la condizione umana nel mondo.
Alla radice di questa mentalità è facile scorgere una concezione riduttiva dell’uomo, che si è sviluppata per stadi successivi. L’illuminismo, con la pretesa di esaurire la realtà entro schemi di comprensione logica, di fatto ha ridotto la realtà stessa a ‘problema’ destituendola della sua dimension misterica; il positivismo, grazie soprattutto ad una ideologicizzazione delle scienze umane, ha demitizzato la sacralità della coscienza; lo sviluppo tecnologico ha concorso ad alimentare il mito illusorio di un progresso infinito, del quale l’uomo è artefice unico ed indiscusso. La rivoluzione industriale ha completato questo processo di totalizzazione. La tendenza prevalente è pertanto quella di bandir ogni sorpresa a vantaggio dell’integrazione, di sopprimere la libertà a vantaggio della necessità, di imporre, i definitiva, un modello di conoscenza basato sulla chiarezza negli scambi il rigore nelle operazioni, facendo de l’organizzazione il valore supremo e escludendo la spontaneità e l’imprevedibile, considerati come residuati soggettivi di una mentalità prescientifica.
Evidentemente questa concezione dell’uomo ha come esito fatale l’emarginazione, senza riserve né rimpianti, del divino. Dio non viene più rifiutato, ma semplicemente ignorato, considerato come una realtà insignificante, il residuato di un universo simbolico ingenuo e primitivo, che ha ormai perso ogni consistenza. La scienza moderna, divenuta egemone, considera vero solo ciò che è quantitativamente percepibile ed inserito in relazioni causali, ciò che è controllabile e perciò soggetto a dominio e manipolazione. Ne deriva l’assoluta improponibilità del problema religioso e vanificazione della stessa domanda di Dio. L’uomo si trasforma così in autocreatore; diviene il fondamento dei significati e dei valori, rifiutando qualsiasi forma di dipendenza e sentendosi padrone assoluto del proprio destino.
Questa interpretazione del mondo e dell’uomo peraltro denuncia oggi tutti i suoi limiti.
L’autosufficienza umana sta producendo la morte dell’uomo creativo ed autentico; il progresso tecnologico rivela le sue fatali ambiguità e le sue tragiche contraddizioni. E’ in atto un processo di ‘disumanizzazione’, che ha le sue radici nei pesanti squilibri economico-sociali i quali alimentano stati di oppressione nonché focolai di violenza e di guerra, ma soprattutto nel consumismo sfrenato e fine a se stesso che ingenera una mentalità arroccata nel possesso, riducendo l’uomo a schiavo delle cose ed espropriandolo della propria identità e dignità.
La civiltà del ‘dare’ e del ‘fare’ vanifica il ‘ricevere’ e l’ozio contemplativo. Le logiche dell’efficienza produttiva e del consumismo, che sono le logiche dominanti, producono una sorta di ‘disincanto’nei confronti di tutto ciò che non è valutabile in termini di utilità pragmatica e di trasformazione strutturale e socio-politica.