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“Inventato” per la prima volta, come un vero e proprio anti-dio, nella Persia di Zarathustra (primo quarto del primo millennio a.C.), è arrivato ben presto nel Medio Oriente, ha influito in maniera assai rilevante sulla stessa religione ebraica, ha infettato come l’Aids tutto l’impero romano sotto forma di manicheismo, ha lasciato le sue tracce nel cristianesimo, ha dato volto religioso ad ogni forma di intolleranza, anche a quella più laicista e secolarizzata, ha fatto grassa vendemmia nel dualismo marxista.
E infine, ai giorni nostri è stato clamorosamente rilanciato dal vecchio Ayatollah Khomeini, proprio in Persia, l’Iran attuale, quando ha promosso la guerra santa contro l’Occidente ateo e materialista e contro gli Stati Uniti che sarebbero il suo profeta. Vittorio Dornetti, in : Il Diavolo in pulpito. Spettri e demoni nelle prediche medievali dice nella premessa al volume:
“Coloro che sono incuriositi dal demonio (che attualmente sta ridestando interesse anche a livello di cronaca) possono trovare nei racconti che qui vengono tradotti una testimonianza di alto livello riguardante la natura e gli attributi del “Signore del Male”: caratteri che si sono conservati, in larga parte, anche nei secoli successivi al Medioevo”.
E così, dopo alcuni brevi capitoli introduttivi in cui si parla del “demoniaco nei primi secoli dell’era volgare”, del “doppio” (ossia, del fantasma, del morto che torna sulla terra) “dall’antica Roma al Medioevo”, dell’exemplum, ossia del racconto religioso edificante (in quanto genere letterario preferito per esporre racconti di diavoli e di fantasmi),… dei Dialoghi di Papa Gregorio I Magno (risalenti al 593-594), e del Dialogo dei miracoli del monaco cistercense Cesario di Heisterbach (opera composta attorno al 1220).
Dunque, due opere che stanno in certo senso a rappresentare l’opinione del Medioevo sul diavolo nell’epoca degli inizi (Gregorio Magno) e nella fase del suo culmine (Cesario di Heisterbach).