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Di Francesco Garufi
Un complesso meccanismo astronomico realizzato in Grecia duemila anni fa, è da anni oggetto di studio. I Greci possedevano conoscenze e capacità tecniche per costruire con perizia un tale strumento.
La volontà e la curiosità portano a risvegliare nell’essere umano interessi ormai sopiti riguardo a scoperte archeologiche effettuate anni addietro. È il caso del famoso Meccanismo di Antikythera, il cui ritrovamento nelle acque della Grecia del Sud avvenne di fronte all’isola da cui prende il nome: Antikythera. Nell’aprile del 1900, una squadra di pescatori, alla profondità di circa 42 metri, rinvenne una nave commerciale antica di duemila anni. Il recupero del relitto, avvenuto soltanto due anni dopo, ha consentito ad alcuni trafficanti di derubarne il prezioso carico.
Le operazioni causarono la scomparsa di molti pezzi, tra cui anche importanti frammenti di quel reperto che, poi, l’archeologo Valerios Stais del Museo Nazionale di Atene si ritrovò a maneggiare. Si trattava di una strana scatola che presentava iscrizioni in greco antico e, all’interno, un complesso sistema d’ingranaggi. La datazione del reperto fu fatta risalire all’incirca al 65 a.C., data poi confermata dall’analisi paleografica dell’iscrizione, che risultò appartenere al I secolo a.C. Fu così che Stais annunciò al mondo accademico il ritrovamento dello straordinario oggetto ma, come spesso accade, la scoperta non fu presa nella giusta considerazione.
Un simulatore per gli astri
Negli anni ’50, il professor Price si occupò della traduzione delle poche iscrizioni leggibili incise sul misterioso marchingegno. Successivamente, lo Scientifìc American pubblicava la ricerca dello studioso che appunto asseriva la realizzazione del meccanismo come avvenuta intorno all’87 a.C., per calcolare i movimenti del Sole, della Luna e degli altri pianeti. Grazie a personaggi come Michael Wright, curatore della sezione d’Ingegneria Meccanica del Museo delle Scienze di Londra, nuovi risvolti si aggiungono alla pubblicazione di Price. Durante la sua ricerca Wright, mediante tomografia lineare, ha ottenuto immagini che hanno evidenziato l’esatta posizione dei componenti interni del marchingegno, rilevando alcune gravi lacune nello studio di Price.
Wright ha notato che al centro della ruota principale del dispositivo vi è un perno, cui era fissato un ingranaggio che permetteva alle altre ruote dentate di girarvi attorno. Questa scoperta elimina l’idea relativa al meccanismo d’inversione, per cui in realtà il “computer” di Antikythera dovrebbe riprodurre un movimento epiciclico (1). Pertanto, la sua idea è che al di sopra del congegno avrebbe potuto esserci un altro dispositivo che comandava altri ingranaggi in grado di muoversi,seguendo il moto degli altri tre pianeti conosciuti: Marte, Giove e Saturno. Tale sistema avrebbe fatto stabilire agli operatori la posizione esatta di tutti i corpi celesti noti in una precisa data, assieme alle costellazioni dello zodiaco. In esclusiva il dottor Wright parla con noi per far conoscere il risultato delle sue importanti ricerche.
Francesco Garufi: Dottor Wright, può dirci perché si è interessato allo studio del Meccanismo di Antikythera?
Michael Wright: Sono sempre stato interessato a ogni genere di congegno, cercando di capire come è stato costruito e quali caratteristiche abbia la meccanica interna. Questi interessi mi hanno permesso di lavorare per il Museo della Scienza di Londra dal 1971. In aggiunta, vanno considerati anche il mio amore e rispetto infinito per l’antichità. Ho letto Gears from Greeks di Price e, da allora, ho cominciato seriamente a pensare al Meccanismo di Antikythera. Quando poi il mio museo acquistò un altro strumento greco con ingranaggi, fui costretto a interessarmene maggiormente. È stato allora che ho iniziato a comprendere la grande dedizione di Price per comprendere tale meccanismo.
F.G.: E possibile definire esattamente l’età del congegno?
M.W.: La data del naufragio dell’imbarcazione che portava a bordo il meccanismo potrebbe corrispondere ai primi anni del I sec. a.C., probabilmente 1’86 a.C. Il professor Price sosteneva una data molto simile per la fabbricazione del meccanismo, ma io non considero questa una valida asserzione. Possiamo comunque affermare che il congegno sia antecedente al naufragio ed è probabile che lo sia di soli pochi anni, in quanto tale strumento non sarebbe stato in grado di funzionare a lungo, se non maneggiato con estrema cura.
F.G.: Il calcolo dei movimenti astrali e planetari del meccanismo ci riconduce all’epoca dei Greci o a epoche più antiche?
M.W.: Il modello astronomico rappresentato con lo strumento sembra essere contemporaneo alla data del reperto, sebbene non possiamo esserne certi al 100%. Il successo de L’Almagesto di Tolomeo era tale che il resto degli studi d’astronomia furono tralasciati. Ciò che troviamo nei frammenti originali del meccanismo è coerente con la nostra comprensione dell’astronomia del I secolo d.C. Naturalmente, la scienza astronomica greca era basata su osservazioni antiche, soprattutto mesopotamiche, ma la struttura concettuale sembra essere ellenica.
F.G.: Gli studi compiuti a oggi sul meccanismo, lo identificano come un macchinario per il calcolo dei movimenti solari, lunari e stellari. Quanto era precisa questa “macchina”?
M.W.: Tutte le precedenti ricostruzioni dello strumento che conosco si basano sulle osservazioni di Price, sue copie o varianti. Secondo Price, il quadrante posto nella parte anteriore conteneva due indicatori, che mostravano le posizioni principali del Sole e della Luna nello zodiaco, di cui il primo indicava anche il giorno dell’anno in questione. Il “posteriore” dello strumento includeva due quadranti, quello inferiore aveva una lancetta che girava una volta in un mese sinodico, detto anche lunare.
L’uso della lancetta superiore sembra meno certa, che Price ammetteva girasse sia in 4 anni che in 47 mesi sinodici. Le prestazioni di questo strumento erano buone per alcuni aspetti, meno per altri. Il rapporto dei periodi di rotazione dei due indicatori frontali è in relazione con il mese tropicale, facente parte dell’anno tropicale. Esso è preferibile al mese siderale proposto da Price ed è il solo implicito riferimento a ciò che gli storici dell’astronomia chiamano “rapporto metonico”, il ciclo lunare di 19 anni, a conoscenza degli antichi Greci e babilonesi. Finora, il modello da me elaborato rappresenta soltanto la parte anteriore dello strumento e, per quanto riguarda la rappresentazione dei moti dei pianeti, posso dire che l’esattezza dei periodi orbitali indicati dal meccanismo è eccellente, mentre difetta in altri particolari.
F.G.: Secondo Lei, un metallurgo del I secolo a.C. possedeva la necessaria perizia per un lavoro di tale precisione?
M.W.: L’utilizzo di queste tecniche è visibile in molti manufatti metallici del I secolo d.C. e anche in alcuni più antichi. Certo, lo strumento è costruito accuratamente, come lo sono molti altri appartenenti a quel tempo. L’alta precisione come noi ora la intendiamo, non era necessaria.
F.G.: Ci ha parlato di un ulteriore avanzamento nei suoi studi. Può anticipare qualcosa ai nostri lettori?
M.W.: In questo periodo sto lavorando alla ricostruzione della parte posteriore dello strumento. In base a ciò sono sempre più convinto che il differenziale di Price non sia una buona idea. Questo è un importante passo avanti nella comprensione del congegno. In più, avendo controllato il numero dei denti in tutte le ruote rimaste, ho ulteriori ragioni per modificare le disposizioni degli ingranaggi suggeriti da Price che regolano le manopole della parte posteriore. Ciò significa che ci sono ancora molte cose non chiare nello strumento, ma posso dirvi che sono quasi vicino alla completa ricostruzione del Meccanismo di Antikythera.
F.G.: Bene, Dottor Wright, La ringrazio vivamente del tempo che ci ha dedicato. E sempre un piacere dare spazio a persone che apportano importanti tasselli alla conoscenza del mondo antico.
M.W.: Grazie a voi per l’interesse. Sono convinto che ci saranno ulteriori novità in merito e vi assicuro che sarete tra i primi a saperlo, quando accadrà.
Note: (1) Secondo l’astronomia tolemaica, il movimento epiciclico (epì-kikios, “che sta su un cerchio”) è costituito da un cerchio sul quale si muove un pianeta (la sua orbita). A sua volta, intorno al pianeta, orbiterà un altro corpo celeste che costituirà un’orbita più piccola chiamata “epiciclica “.