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di Klaus Dona da “I misteri di Hera”
Sebbene la perfetta cronologia evolutiva dell’Uomo moderno sembri un fatto assodato, alcuni reperti suggeriscono un quadro differente. Una cultura umana convisse con i dinosauri? Ecco le incredibili testimonianze della remota età dell’uomo.
L’ uomo è più antico di quanto affermano la teoria dell’evoluzione e l’albero enealogico? Da quando Charles Darwin pubblicò L’origine delle specie, la sua teoria evoluzionistica è stata adottata dall’intero panorama accademico. Da allora infuria una battaglia tra chi identifica l’uomo come frutto di una creazione e chi come il prodotto di un processo inevitabile. E mia intenzione presentare le prove concrete della presenza dell’uomo moderno in ere molto più antiche rispetto alle datazioni ufficiali della scienza moderna, di un uomo che convisse con i dinosauri. Il direttore del Creation Evidence Museum di Glen Rose mi ha generosamente messo a disposizione sei di queste prove che confermano questa incredibile storia, oggetti esposti poi alla mostra da me organizzata, Unsolved Mysteries (attualmente in svolgimento a Berlino). Si tratta di manufatti di un inestimabile valore che sollevano innumerevoli quesid relativi all’origine dell’umanità.
Il martello fossile
L’oggetto più controverso è il cosiddetto “Martello del Texas”, rinvenuto nel 1934 a London (Texas, Kimball County, USA). La sua età si aggirerebbe intomo ai 140 milioni di anni, un’epoca remota, nella quale secondo l’interpretazione corrente non sarebbe esistito ancora nessun essere umano. Il manico mostra una sorta di pietrificazione cristallina, parzialmente trasformatosi in carbone poroso. Nonostante tutte le possibilità della tecnica, non esistono le condizioni per realizzare un manico di legno pietrificato come questo, servendosi di metodi moderni o anche antiquati. Nel Rateile Memorial Laboratory di Colombo, nello Ohio, sono stati effettuati esami sulla struttura e la composizione dell’acciaio, con i quali è stata realizzata la testa del martello, da cui è risultato che la composizione chimica della testa del martello sia costituita per il 96,6%
di ferro, il 2,6% di doro e lo 0,74% di zolfo. Sono stati compiuti esami per mezzo di radiografie, indagini magnetiche e ultrasuoni. Ecco il risultato degli esarni:
• II martello è di fabbricazione umana;
• II manico è di legno fossilizzato, carbonizzato all’intemo;
• La testa del martello è costituita da un metallo molto puro che non arrugginisce;
• All’epoca della produzione del metallo deve esserci stata una pressione atmosferica doppia rispetto all’attuale;
• L’età della roccia in cui il reperto era inglobato è stimata anche a 400 milioni di anni, dunque anche l’uomo dovrebbe essere comparso nello stesso periodo.
Una scarpa nella roccia (con trilbolite)
Nel 1968, un’impronta di suola di scarpa fu rinvenuta dal ricercatore William Meister, nello Utah. La sorpresa riguarda un dettaglio: si riconosce chiaramente una trilobite, un protozoo estinto da tempi remoti, calpestato proprio dal peso dell’individuo. La perplessità, tuttavia, resta: poiché, secondo la scienza, le trilobitì si sono estinte ali’incirca 350 milioni di anni fa, l’impronta della scarpa deve risalire alla stessa epoca, risultando una diretta relazione temporale con ritrovamenti di ossa umane. Infatti, anche questi ritrovamenti devono avere un’età che va dai 280 ai 350 milioni di anni circa. Se fosse riconosciuta l’autenticità di questi ritrovamenti, la storia dell’umanità andrebbe completamente rivista.
Un dito dell’epoca dei dinosauri
Un singolare ritrovamento che potrebbe indicarci che siamo sulla strada giusta, è avvenuto in uno strato geologico con diversi fossili, ancora nei pressi di Glen Rose. Si tratta del fossile di dito umano completamente pietrificato, che non differisce dal dito di una persona vivente. La cosa straordinaria di questo ritrovamento è la sua struttura intema. Gli esami hanno permesso di risalire addirittura al midollo osseo. Non si tratta però dell’unica parte di un arto umano risalente all’epoca dei dinosauri. Dalla Colombia
proviene una lastra di pietra con inglobate alcune ossa fossilizzate, datata a circa 140 milioni di anni e la distribuzione delle ossa gli fornisce l’aspetto di due mani umane. Durante lo svolgimento della mostra a Vienna nel 2001 sono però stati compiuti dagli esperti molteplici esami e il risultato è stato che si tratta di una mano e un piede destro umani.
La coppa di ferro
Oggi sembra impossibile concepire esseri umani vissuti oltre 140 milioni di anni fa, ma in Colombia ho potuto osservare fossili di frutta e verdura coltivata, dove tra l’altro si trovano innumerevoli fossili di ammonite, dinosauri ecc. e, poiché quei frutti sono coltivati, ciò sarebbe un’ulteriore prova dell’esistenza dell’uomo e dei dinosauri nello stesso periodo. Un altro manufatto è una coppa di ferro che al ritrovamento era racchiusa in un pezzo di carbone.
Nel 1948, Frank Kennard fece a Sulphur Springs (Arkansas, USA) la seguente dichiarazione: «Era il 1912. Stavo lavorando nel Municipal Electric Plant (compagnia elettrica statale) a Thomas, Oklahoma, quando mi imbattei in un pezzo di solido carbone
troppo grande per poter essere utilizzato. Lo ruppi col mio martello da fabbro.
Questa ciotola di ferro cadde dal centro, lasciando il suo ricalco nel pezzo di carbone. Mi accorsi che il carbone proveniva dalle Oklahoma Mines di Wilburton».
Ecco altri resoconti sulla scoperta di reperti contenuti in forme di carbone: nel 1883, J.Q. Adams riportò nelVAmerican Antiquarium la notizia del ritrovamento di un ditale contenuto nel carbone. Nel 1976 Harry Wiant, nel periodico Creation Research Society Quarterly, parlò di un cucchiaio ritrovato in un pezzo di carbone.
Sullo stesso giornale, Wilbert Rusch pubblicò un articolo in cui si parla del sorprendente ritrovamento di un paiolo di ferro racchiuso in un pezzo di carbone. Nel 1853, John Buchanan riportò la notizia di uno strumento in ferro realizzato artificialmente, rivestito da uno strato di carbone, proveniente dai dintorni di Glasgow. In un blocco di carbone risalente all’epoca terziaria fu trovato, nel 1885, un cubo quasi perfetto dal peso di 785 grammi. Un ulteriore ritrovamento singolare di questo genere è costituito da una collana d’oro di otto carati, il cui caso è stato documentato nel Morrisonville Times. Secondo una notizia riportata sulla rivista Scientific American nel 1852, in strati simili si trovava anche un recipiente metallico con intarsi d’argento. Nel giornale Nature:del 1883 fu pubblicata |la seguente notizia: | «A Bully-Grenay (Pasde-Calais, Francia), è wenuta alla luce nella formazione di carbone una cavità con sei scheletri umani fossilizzati.
Sono stati inoltre ritrovati i resti di armi e utensili in pietra e legno fossilizzati, nonché diversi frammenti di mammut e pesci. Una seconda cavità al di sotto di questa conteneva dodici corpi di grandi dimensioni, diversi animali e un gran numero di vari oggetti, tra cui pietre preziose. Tale ritrovamento confermerebbe che l’uomo preistorico non è più soltanto un mito». Ciò indicherebbe un’età geologica che va dai 280 fino ai 350 milioni di anni.
Un cranio pietrificato
Anche negli Stati Uniti sono state rinvenute molte ossa umane, insieme a diversi resti di dinosauri e animali preistorici. Nel maggio del 2002 ho fatto visita a Ed Conrad, che da anni cerca di convincere gli scienziati a compiere esami dettagliati e ho potuto esaminare una grande quantità di reperti. Quello più interessante è un blocco di pietra di circa 250 kg, sulla cui superficie vi è l’inconfondibile presenza di un cranio umano fossilizzato, inglobato nella roccia stessa. La calotta cranica suona come vuota rispetto al resto della roccia. Conrad ha raschiato del materiale da questo cranio e lo ha fatto esaminare al Medicai Research Center della città. Il risultato: materiale osseo umano e sangue rappreso. Dopo aver pubblicato il risultato delle analisi sul suo sito web, il Medicai Research Center ha smentito la notizia.
Non è possibile ammettere pubblicamente che l’uomo sia vissuto già oltre 280 milioni di anni fa! 11 riconoscimento ufficiale di questi ritrovamenti rimetterebbe in discussione l’intera teoria di Darwin. Alcune settimane fa ho ricevuto una foto che ritrae dita umane fossilizzate, dove sono ben riconoscibili le unghie. Cosa sappiamo davvero del passato dell’umanità?
A beneficio futuro
Da quanto esposto sembra che davvero un’umanità a un alto grado di civiltà abbia calcato il pianeta prima di quella attuale. Un uomo del tutto simile a noi, che da remote ere ha lasciato le sue tracce a beneficio di una scienza che dovrebbe saperle valutare meglio. Ma come sempre accade, la libertà di pensiero spesso non si sposa con gli interessi di chi ha costruito su teorie la propria vita professionale. A noi il compito di preservare tali preziose testimonianze per le generazioni future.
Nel 1969, la famosa oaleoantropologa Mary Leakey scoprì alcune impronte su ceneri vulcaniche in Tanzania risalenti a 3,6 milioni di anni fa. Si determinò che le orme, appartenevano a due individui distinti, ominidi, con la pianta del piede simile alla nostra. Nel 1908, sulle rive del fiume Paludi, in Texas, furono rinvenute impronte di dinosauro associate a orme chiaramente umane. Le impronte di dinosauro appartenevano ad un rettile carnivoro bipede, mentre quelle umane a individui di aspetto moderno. A noi sembra che per la soluzione di questo enigma scientifico resti valida la possibilità che possa trattarsi di esseri umani che vissero al tempo dei dinosauri.