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In occasione dell’uscita del Film di Ron Howard “The Da Vinci Code”, tratto dall’omonimo bestseller dello scrittore Dan Brown (tra l’altro citato a giudizio per plagio da due autori dai libri dei quali Brown ha ricavato la bizzarra giustificazione “teologica” del suo libro), è a mio avviso necessaria una valutazione sul messaggio di fondo tanto dell’opera letteraria quanto di quella cinematografica.
Validissimi volumi hanno dimostrato l’inconsistenza storica delle tesi contenute, ed hanno descritto approfonditamente la storia delle stravaganti rivelazioni sul cosiddetto Priorato di Sion, fantomatica setta fondata nella seconda metà dello scorso secolo dal bizzarro esoterista Pierre Plantard.
Svuotata l’opera di Dan Brown della sua giustificazione storica, rimane tuttavia il messaggio di fondo, per lo meno inquietante nella sua esplicita esaltazione dello gnosticismo e del culto della cosiddetta “dea” ricalcato sulla figura di Maria Maddalena da tutta una letteratura pseudofemminista, dalla quale hanno tratto ispirazione le sette Wicca e stregonesche del mondo anglosassone e dalla quale Dan Brown trae la sua impostazione neognostica.
Un ennesimo ritorno del primo gnosticismo rinascimentale e della fase chiliastica medioevale è la parola chiave di tutto il racconto. Una fase in cui lo gnosticismo non ha ancora reciso i legami con il Cristianesimo, ma ne utilizza i termini simbolici, soprattutto di tipo apocalittico, per portare avanti un disegno che mira a recidere i legami dell’essere con la sua origine, cioè con l’essere divino e trascendente, per proporre un ordine dell’essere immanente al mondo, la cui perfezione sarebbe a portata dell’azione umana.
Oltre ad essere teologicamente eretico, in quanto propugna uno pseudocammino di perfezione esclusivamente personale, finalizzato a conoscere (da qui gnosi) un insegnamento divino segreto e non a tutti concesso (sappiamo benissimo invece che con l’Incarnazione noi conosciamo Dio e la sua Parola), tale messaggio di fondo assume una valenza sociale e religiosa i cui risvolti culturali hanno preoccupanti analogie con altre ben più esplicite empie affermazioni, inquadrandosi complessivamente nel disegno rivoluzionario, volto a scardinare i pilastri della nostra Civiltà Cristiana e della concezione dell’uomo e della Storia così come la conosciamo. Innanzitutto il cosiddetto culto della Dea. Non vi è nulla di più esplicito in tutto il libro: si tratta del culto notturno della dea Iside, retaggio dei culti della Grande Madre, venerata dalle streghe sin dai tempi veterotestamentari coi nomi di Ishtar, Astarte, Diana, e finalmente con l’esplicito nome di Lilith, la diavolessa babilonese patrona della notte e degli incubi. Nel testo di Brown tale culto ritorna in una valenza androgina, a noi ormai nota grazie ai libri di Maurizio Blondet.
Perfettamente descritto nel Capitolo 74 del Codice Da Vinci vi è il rituale erotico dello Hieros Gamos, che solo in un altro libro viene descritto con tale esplicita completezza: Magick, del fondatore del satanismo moderno Aleister Crowley, che intanto descrive con completezza in appendice la messa gnostica, in quanto completa la liturgia dandone la sua vera natura: un’offerta a Satana. Anche qui il principe della menzogna si nasconde e non si fa vedere; se Kubrick aveva descritto in Eyes wide Shut (e lo stesso Brown lo dice nel medesimo cap.74) solo alcuni aspetti di tale rito, Brown va oltre, spiegandone l’essenza. Il passaggio successivo mi sembra a questo punto implicito e non vi è nemmeno necessità di descriverlo. Stiamo assistendo ad una progressiva rivelazione di sensibilità religiose che nell’ombra hanno pianificato e preparato con scaltra ostinazione una campagna pubblicitaria senza precedenti. Oggi tali istanze hanno trovato un inaspettato quanto implacabile alleato: il laicismo ateo. Tanto lo gnosticismo (quando non si fa portavoce di un marginale neopaganesimo) quanto il laicismo hanno un comune nemico: la Chiesa Cattolica. Insieme ne perseguono un disegno di distruzione “a piccoli passi”, dapprima manipolandone la storia (o la falsificano come fanno gli gnostici o addirittura la negano, come fanno i laicisti), per poi attaccarne i fondamenti (i Sacramenti) e la funzione sociale.
Resta alla fine la consolazione del fatto che si tratta sociologicamente di fenomeni marginali e che spesso si qualificano da se stessi per quel che sono. Tuttavia occorre vigilare, smascherandone le menzogne, affinché non si trasformino in avanguardie della più pericolosa espressione della secolarizzazione. Conoscerli innanzitutto per efficacemente contrastarli, e negare ad essi quella sovraesposizione mediatica, portata avanti col sensazionalismo, grazie alla quale stanno ottenendo un successo insperato tanto a livello economico (Dan Brown è diventato uno tra i più ricchi scrittori del suo paese) quanto a livello culturale, visto che molta gente, ignara delle falsificazioni e delle menzogne storiche, finisce col credere a tali sciocchezze che, come abbiamo visto, nascondono subliminalmente un ben più inquietante contenuto.