Gli angeli nella sacra scrittura

I Esistenza

L’esistenza degli angeli è affermata in tutta la Bibbia: sono già menzionati nella Genesi: (16, 7.9; 14, 1.15; 21,17; 22, 11.15; 24, 7.40; 28, 12; 31,11; 32,1; 48,16), con il loro nome abituale di Mal’âk, “messaggero”, tradotto in greco a[ggelo”, da cui deriva il nome latino angelus e l’italiano angelo.
Essi ricevono qualche volta degli altri nomi, come “figli di Dio” (Giobbe, 1,6; 2, 1); “spiriti” (Eb 1,14) “santi” (Dan 8,13); “esercito del cielo” (Ne 9,6).
In effetti, gli angeli sono rappresentati, dall’antico e nuovo testamento, come costituenti una moltitudine innumerevole (Gen 28,12; 22,2; Dan 7,10; Mt 26,53; Eb 12,22; Ap 5,11)
I libri precedenti la cattività babilonese non menzionano alcun angelo con il suo nome proprio. I libri ispirati posteriori ce ne fanno conoscere tre: Gabriele (Dan 8,16; 9,21; Lc 1, 19.26), Michele (Dan 10, 13. 21; 12,1; Giuda, 9; Ap 12, 7), Raffaele (Tob 3,25 etc.)
Il IV libro di Esdra, il libro di Enoch e il Talmud indicano altri nomi di angeli di cui non ci occuperemo.
Il pensiero che gli angeli siano ripartiti in diversi classi o cori si manifesta già nella Genesi, dove si parla di “cherubini” (Gen 3,24); cf Es. 25,22; Ez. 10,1-20. Isaia parla di “Serafini” (Is 6, 2.6). San Paolo di Principati, di Potenze, di Dominazioni (Ef 1,21; Col 1,16); di “Virtù'” (Ef 1,21), di “Troni” (Col 1, 6); di “Arcangeli” (1 Tess 4,15; cf Giuda 9).

II Natura

Gli angeli sono degli esseri personali differenti da Dio a dagli uomini. Questo risulta dalle funzioni loro attribuite e di cui ci occuperemo ora.
1. Inferiorità degli angeli rispetto a Dio Si è voluto asserire che gli angeli sono delle divinità di un culto politeista anteriore al “mosaismo” e che sarebbero stati abbassati al rango di semidei in conseguenza del trionfo dell’idea monoteista presso gli Ebrei (Haag, Théologie biblique Parigi § 89, p 339). Ma questa è un’ipotesi del tutto gratuita fondata su alcune comparazioni più cervellotiche che esatte.
Si dice ancora che, nelle più antiche apparizioni, la personalità dell’angelo che appariva non si distingue da quella di YHWH, il cui nome gli si attribuisce. Si tratta di un problema esegetico di cui si parlerà alla voce “teofania”; ma il nome di “angelo” e di YHWH, dato talvolta allo stesso personaggio della teofania, non implica necessariamente che si attribuisca all’angelo la natura divina. In una gran quantità di testi assai chiari e molto antichi, gli angeli sono considerati come semplici servitori dell’altissimo. Vedi più avanti circa le loro funzioni. Senza dubbio la Genesi non racconta espressamente la loro creazione come quella dell’uomo; ma si può credere che questa creazione è espressa al primo versetto di questo libro dove si dice che “Dio creò il cielo. Questa interpretazione è ammessa da Es 20,11, Ne 9,6 e più formalmente ancora dal Sal 148, 2, Dan 3, 58-59, Col 1,16. D’altronde, il carattere monoteista dell’Antico e del Nuovo Testamento non potrebbe conciliarsi con un altro concetto di angeli.
2 Superiorità degli angeli rispetto all’uomo: Gli angeli appaiono ordinariamente sotto apparenze umane e con una veste bianca sacerdotale; Dan 9,21 assegna parimenti il nome d’uomo a Gabriele; ma tutte le circostanze dei racconti biblici testimoniano che si attribuisce loro una natura diversa da quella dell’uomo; perché essi abitano il cielo (Gen 21,17; 22,11); essi appaiono e spariscono improvvisamente (Gdt 6, 12.21): possiedono un potenza sovrumana (Gen 24,7.40 etc). Qualche testo dichiara esplicitamente che essi sono superiori all’uomo (Sal 8, 6; Ebr 2,7; 2 Pt 2,11).
3 Natura spirituale degli angeli Se l’Antico e il Nuovo Testamento ci rappresentano gli angeli sotto forma umana, essi mostrano allo stesso tempo, con delle indicazione via via più precise, che questi esseri superiori non hanno corpo materiale come l’uomo.
Nonostante non siano espresse con formule filosofiche astratte, queste indicazioni non sono meno chiare.
L’angelo che sta davanti a Balam è invisibile ai suoi occhi, finchè questi non gli siano aperti dal Signore. (Num 22,31). L’angelo che appare a Gedeone sparisce improvvisamente (Gdc 6,21); ugualmente quello che annuncia la nascita di Sansone (Gdc 13,20). L’angelo Raffaele svanisce allo stesso modo sotto gli occhi di Tobia (Tob 12,19). Gli angeli che erano apparsi ad Abramo avevano accettato il pasto che aveva loro preparato secondo i costumi dell’ospitalità di quell’epoca (Gen 18,8), ma colui che si mostra più tardi a Manoah dichiara che non mangia affatto (Gdc 13,16) e Raffaele dice ai due Tobia che egli non ha mangiato e bevuto se non solo apparentemente (Tob 12,19).
Nei vangeli, Gesù, rispondendo ai Sadducei, dice loro che dopo la resurrezione i santi saranno senza sposo e senza sposa e che rassomiglieranno, sotto questo aspetto, agli angeli di Dio (Mt 22,30; Mc 12,25; Lc 20,35-36).
È opportuno rimarcare che i Sadducei, che interrogavano Gesù in quella circostanza, rigettavano -mentre i farisei ammettevano- come una sola e medesima dottrina, l’esistenza degli angeli e quella degli spiriti (Atti, 23, 8): “I sadducei infatti affermano che non c’è risurrezione, né angeli, né spiriti; i farisei invece professano tutte queste cose”); Gesù approvava, sotto questo punto, i Farisei (Mt 22,30) Egli insegnava dunque la spiritualità degli angeli. Questo insegnamento è così formulato in numerosi altri testi del Nuovo testamento, che chiama gli angeli spiriti (Lc 10,20, Eb 1,14, Ap 4,5 Atti 23, 6.8).
Alcuni hanno voluto vedere, seguendo il libro di Enoch, gli angeli nei “figli di Dio che, secondo la Genesi 6,2, avrebbero contratto con le figlie degli uomini delle unioni da cui sarebbero nati i giganti.
Questa interpretazione e in disaccordo con al dottrina di Gesù Cristo nel Vangelo. […] i figli di Dio, di cui qui si parla, non sono dunque degli angeli, ma discendenti del virtuoso Seth.

III Stato

Gli angeli sono rappresentati nei diversi libri della Bibbia come abitanti del cielo (Gen 21,17; 22,11; Tob 12, 20; Mt 22,30; Mc 12,25; Eb 12,22); Essi stanno nei pressi del trono di Dio (Gb 1,6 2,1: Tob 12,15 Lc 1,9). Il libro di Tobia ci dice che essi si nutrono di un nutrimento invisibile all’uomo (Tob 12,19). Gesù assicura che essi vedono costantemente il volto del Padre suo (Mt 18,10). Essi possiedono dunque la visione beatifica e la beatitudine del cielo. Questo stato, di felicità è stato preceduto per gli angeli buoni da uno stato di prova? La scrittura insegna ciò indirettamente, parlando dei demoni; perché essa ci insegna che sarebbero nel numero dei buoni angeli se non avessero offeso Dio e meritato, per questa colpa, di essere precipitati all’inferno (2 Pt 2,4; Gd 6.11)

IV Funzioni

Gli Angeli hanno numerose funzioni presso Dio e presso le creature.
1 Funzioni rispetto a Dio Abbiamo appena detto che gli angeli sono in cielo; essi formano la corte dell’Altissimo (Gb 1,6; 2,1). Se ne distinguono sette che stanno davanti al suo Trono (Tob 12,15), tra i quali Raffaele (ibid.) e Gabriele Lc 1,9 Ma ce ne sono a miriadi che lo circondano e lo servono. (Dan 6,10; Ap 5,11; 7,11). Essi cantano le sue lodi (Is 6,3 Ap 4,8; 5,11.12; 7,11); si prostrano con il volto a terra per adorarlo (Ap 7,11); fanno bruciare l’incenso sull’altare che è davanti al suo trono (Ap 8,3) Immagini sensibili improntate ora alla corte dei sovrani orientali, ora al culto del tempio, per esprimere l’omaggio che gli spiriti beati rendono all’Altissimo.
2 Funzioni presso le creature Gli Angeli sono, di fronte alle creature, gli esecutori dei decreti dell’onnipotente (Gen 16,7; 19,1; 21,17; 22,15; Num 22, 22; Gdc 2,1; 6,11; 13,3; 2 Sam 14,6; 1 Cr 21,12; Tob 3,25 Dan 14,33; 1 Mac 7, 41). Dio si serve del loro ministero per far conoscere la sua volontà (Gen 22,15; Num 22,35; Gdc. 6,12; 13,13; 1 Re 13, 18, 2 Re 1,3; Zac 1,9); e per assicurare il successo delle missioni che egli affida agli uomini (Gen 24, 7-40; Es 23, 20-23; 32,34; 33,2). Dal canto loro, gli uomini attribuiscono frequentemente al soccorso degli angeli i favori che hanno ricevuto da Dio (Gen 48,16; Gdt 13,20; Dan 3, 95; 4,22; 2 Mac 15,23). L’Antico Testamento parla di angeli che sono incaricati di occuparsi degli interessi di diversi popoli (Dan 10, 13.20), in particolare di Michele, l’angelo del popolo ebraico (Dan 10,51; 12,1; Gd 9). Il Nuovo sembra affermare che gli angeli, sotto il comando di Michele, proteggono la chiesa universale (Ap 12, 7 ss.) e ugualmente, secondo un’interpretazione, che ve ne è uno che è preposto a salvaguardia delle chiese particolari (Ap 1, 20; 2, 1 ss.) L’antico Testamento racconta come gli angeli venivano in aiuto agli uomini, anche presi individualmente, (Tob 3, 25 ss). I fedeli del Nuovo Testamento credono che ciascun uomo ha un angelo custode (At 12,15) e questa credenza è ratificata dal Salvatore (Mt 18,10).
Molti scrittori razionalisti avanzano l’ipotesi che la dottrina degli angeli custodi derivi dal mandeismo e che sia stata introdotta tra i giudei in conseguenza della cattività babilonese. Ma se ne trovano i primi elementi già nei libri più antichi della Bibbia; perché, dal punto di vista dottrinale, non c’é differenza tra la storia di Agar e quella di Tobia. Per di più la concezione degli angeli o dei “fravashis” è ben diversa nel mandeismo, rispetto a quella degli angeli nella Bibbia. I “fravashis” sono delle anime di morti che restano tra i vivi. Gli angeli della Bibbia non hanno mai avuto nulla della natura umana, e la loro abitazione ordinaria è il cielo. (Revue d’Histoire des Religions, septembre-octobre, 1899, 271-272). La diversità di queste concezioni mostra che l’angelologia biblica non è modellata su l’angelologia del mandeismo.
Santo Stefano ( At 7,53) e le lettere di San Paolo (Gal 3,19; Eb 2,2) attribuiscono la promulgazione della legge mosaica agli angeli. La lettera agli Ebrei parte da questo fondamento per stabilire la superiorità della nuova legge data al mondo da Gesù Cristo (Ebr 1,11). Essa dimostra, allo stesso tempo (Ebr 1), la superiorità di Cristo, figlio di Dio, Ebr 1,5) rispetto agli Angeli, che sono semplicemente dei servitori (Eb 1,14; cf Mt 4, 6.11; 24,53; 28,2; Lc 4,2; Ef 1,20-21; Col 2,10), come se, da quel momento, fosse stato necessario mettere in guardia i cristiani contro l’errore degli gnostici futuri che avrebbero fatto di Cristo un “eone” e che avrebbero attribuito la redenzione agli angeli. I santi di Cristo sono presentati ugualmente come superiori agli angeli; perché questi saranno giudicati da loro (1 Cor 6,3). Secondo S. Paolo e S. Pietro, non solamente la legge cristiana non viene dagli angeli; essa è ancora ignorata da loro tanto che essa non è stata a loro manifestata (che) con la rivelazione fatta agli uomini (Ef 3, 10; 1 Tim 3,16; 1 Pt 1,12).
Nonostante ciò, gli angeli restano, nel NT, i messaggeri di Dio (Mt 1, 20; 2, 13; 28, 2.5; Lc 1, 11.26; 2,9; 20,43; Gv 20,12; At 5, 19; 8, 26; 10, 3; 12, 7; 27,23). Essi sono stati riconciliati per il sangue di Gesù Cristo (Col 1, 20). Essi hanno la missione di assicurare la salvezza dei predestinati (Ebr 1,14); Essi combattono il demonio che vorrebbe far perire la Chiesa di Cristo (Ap 12,7); si rallegrano della perseveranza dei giusti e della conversione dei peccatori (Lc 15, 7); accompagnano le anime nell’altra vita (Lc 16,22); Nell’ultimo giudizio, essi saranno i ministri di Cristo per separare i buoni dai reprobi (Mt 13,49; 16,27; 24,31; Mc 8, 38).

V Culto

degli angeli San Paolo mette in guardia i Colossesi da quello che chiama “la religione degli angeli” (Col 2,18) Questa religione forse derivava dall’errore che sembra consistesse nel volere fare Cristo uguale agli angeli (Ebr 1). Essa consisteva forse anche nel rendere loro il culto di adorazione che doveva esser riservato, a Dio e che l’angelo dell’Apocalisse rifiuta di ricevere d S. Giovanni (Ap 22, 9; come l’angelo a cui Manoah aveva offerto un capretto gli aveva detto di offrirlo in olocausto al Signore (Gdc 13, 15-16). D’altro canto la Scrittura non condanna gli onori resi agli angeli, in quanto ministri di Dio, e le preghiere loro indirizzate. Giacobbe prega l’angelo che l’ha protetto (Gen 48,16; cf Os. 12,4.) Mosè, Es 3,5 e Giosuè (Gs 5, 13-14) si tolgono le loro calzature per rispetto all’angelo del Signore e l’Apocalisse ci presenta gli angeli che offrono a Dio le preghiere dei santi (Ap 5,8).

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