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Il racconto di Andrea Volpe al giudice di Busto Arsizio. L’ex leader delle Bestie di Satana, ripercorre con dettaglio il massacro di Mariangela Pezzetta, uccisa a 27 anni – la notte del 24 gennaio 2004 – perché conosceva i segreti della setta. Era stata la ragazza del satanista per dieci anni, Marìangela, e sapeva bene dei morti ammazzati, delle vittime sacrificate a Belzebù e dei riti demoniaci nelle notti di luna nera. Ecco le parole del grande pentito.
TRIBUNALE DI BUSTO ARSIZIO
INCIDENTE PROBATORIO DEL 11/10/2004
ANDREA VOLPE RACCONTA AL GIP L’OMICIDIO DI MARIANGELA PEZZOTTA
– Domanda: Chi ha cominciato a scavare per seppellire il corpo?
– Volpe: “Sapone ha cominciato, poi ha detto a Elisabetta di andare a pulire in casa. E lei è andata verso casa per lavare il sangue. Io ero lì vicino al corpo di Mariangela e Sapone mi diceva: “Aiutami, aiutami a scavare la buca”. Ma c’era soltanto una pala. Io sono uscito dalla serra e sono andato in casa da Elisabetta per chiederle se c’era un’altra pala. Nel frattempo lei aveva già abbastanza pulito per terra”.
– Domanda: E allora?
– Volpe: “Da lì poi io e Elisabetta siamo andati verso la serra, siamo entrati tutti e due di nuovo, nel frattempo Sapone la stava già seppellendo. Ma è stato lì che Elisabetta si è accorta che la Mariangela non era morta. Ha gridato Elisabetta: “È ancora viva”. Neanche il tempo di finire la frase che il Sapone…”.
– Domanda: L’avevate già constatato prima che era ancora viva?
– Volpe: ” Sì, sì ma a quel punto l’abbiamo constatato ulteriormente”.
SI È MESSA A MUOVERE I PIEDI
– Domanda: Perché? Ha fatto dei movimenti la Mariangela?
– Volpe: “Sì, ha mosso i piedi, così ha detto Elisabetta. Allora Sapone ha alzato la pala e gli ha tirato la palata in faccia. Io lì ho gridato: “No, no!”. Allora Sapone ha detto alla Elisabetta di prendermi e portarmi fuori dalla serra e di tornare subito dentro ad aiutarlo. Quando lei mi ha portato fuori, per calmarmi mi ha preso la faccia tra le mani e mi ha detto: “Stai calmo” . Poi è tornata dentro la serra. Io invece sono entrato in casa, ho preso il fucile perché volevo spararmi. Lo tenevo di lato con la canna rivolta verso il basso, appena fuori dalla porta di casa mi è partito un colpo, perché tremavo e mi è partito un colpo. All’inizio credevo di essermi sparato sul piede. Elisabetta è corsa subito verso di me, mentre io ripetevo: “Mi sono sparato sul piede”. E a quel punto è venuto anche il Sapone, si è spaventato per il rumore dello sparo e voleva… e da lì ha cominciato a dire che voleva andarsene.
Voleva scavalcare il cancello, perché non trovavamo le chiavi. Gli dissi: “No, non puoi scavalcare il cancello, dammi una mano, aiutami”. Gli dicevo così”.
DEVI DIRE CHE NON MI HAI MAI VISTO
– Volpe: “Alla fine ho trovato queste chiavi. E lui prima di andarsene… eravamo a fianco io e Elisabetta… e lui l’ha guardata e le ha detto: “Ricordati bene che io non sono mai stato qua”. Poi è uscito dal cancello. Io sono andato vicino a lui e gli ho chiesto ancora che cosa dovevo fare. Lui mi ha detto di finirla di seppellirla e di buttare la macchina nel canale… (Scusi giudice, si può avere un po’ d’acqua?)”.
– Domanda: Dopodiché il Sapone si è allontanato?
– Volpe: “Sì,è andato via”.
– Domanda: Con che cosa era venuto?
– Volpe: “Con un Fiorino bianco”.
– Domanda: Quando lei e la Ballarin siete rimasti soli, cosa avete fatto?
– Volpe: “Siamo rientrati in casa. Io ho aperto la finestra della cucina e sono caduti tutti i vasi di vetro, praticamente eravamo in confusione. Poi ci siamo ricordati che dovevamo finire di seppellirla e siamo rientrati all’interno della serra”.
LE MANCAVA LA CARNE
– Volpe: “È stato in quel momento che ci siamo accorti che… almeno io ho visto la faccia… che le mancava tutta la carne a lato della faccia, e vicino c’era il cane. Allora io ho attribuito al cane la colpa che si era mangiato praticamente la faccia e anche Elisabetta ripeteva: “La Susy le ha mangiato la faccia ! “. Poi il cane comunque io l’ho cacciato via, ho cacciato via quel cane e ho preso un sacchetto di carta… quelli per il cemento, che era vuoto e gliel’ho messo sul volto della Mariangela. A quel punto siamo usciti dalla serra, ho tentato di chiudere le porte, però non sono riuscito del tutto perché erano dure e sono rimaste un po’ aperte. Da lì siamo tornati un’altra volta in casa e poi abbiamo deciso di uscire e di andare a portare la macchina della Marinagela nel canale. Il posto dove ci sono i canali mi è venuto in mente in quel momento perché ci andavamo l’estate io e la mia ragazza Elisabetta, per cui è stato il primo posto che mi è venuto in mente”.
IL CADAVERE NEL CANALE
– Domanda: Vi siete avviati verso i canali?
– Volpe: “Sì, io davanti con la Honda e lei dietro con la Uno. Siamo arrivati dove c’è il ponte. Io sono riuscito a passare e invece la Ballarin che guidava la Uno si è incastrata all’interno del ponte. Io avevo forti allucinazioni, vedevo delle persone all’interno della macchina, della Uno, allora ho rotto i finestrini, ho preso a pugni e a calci la macchina, perché vedevo persone dentro la macchina, ecco… queste allucinazioni qua. Poi abbiamo tentato di liberare la Uno con la Honda, perché si era incagliata all’indietro, contro una ringhiera. Ma Elisabetta credeva di essersi fatta male, allora a quel punto io ho preso la decisione di andare a chiamare aiuto, passando attraverso dei boschi che ci sono lì, sapevo che c’era una stamperia e sono andato lì, poi non ricordo, a parte solo il risveglio di quasi 6 ore dopo.. Ho quel buco lì… C’è un buco di 6 ore lì all’interno dei boschi. Ricordo solo che sono andato dentro la stamperia, questa ditta qua e ho chiamato aiuto”.
NUMERO DI PALATE
– Domanda: Torniamo indietro, quando la Ballarin ha visto che Mariangela si è mossa, il Sapone quante palate ha tirato?
– Volpe: “Io una ne ho vista, perché una gliene ha tirata e ho subito gridato: “No, no! ” e lui ha detto subito alla Ballarin di portarmi fuori. Poi lei è tornata dentro la serra ma non so cosa abbia fatto, con Sapone, là dentro”.
– Il pm: Quando il Sapone si è allontanato dallo chalet ha detto qualcosa a Elisabetta Ballarin?
– Volpe: ” Sì, l’ha guardata dritto negli occhi e le ha detto: “Ricordati bene che io non sono mai stato qui”, e lo ha detto con tono minaccioso.
– Domanda: La Ballarin che tipo di atteggiamento ha avuto?
– Volpe: “È rimasta in silenzio”.
– Domanda: Elisabetta comunque nel contesto di questa vicenda ha eseguito alla lettera i suoi ordini, si può dire?
– Volpe: “Sì, per il fucile, e poi per pulire il sangue, sì insomma ha aiutato. E poi c’è tutta la fase…”.
– Il pm: Se lei si fosse opposto e non avesse fatto l’omicidio, che cosa le sarebbe potuto succedere?
– Volpe: “Mi avrebbero ammazzato, me lo avevano già detto e poi avrebbero preso Elisabetta”.
– Domanda: Lei ha detto che si svolgevano dei rituali, si ricorda di personaggi sui quali sono stati fatti dei rituali, per i quali appunto il gruppo ha inviato delle maledizioni?
– Volpe: “Sì, Longoni, il Guerrieri e la (…), so che il Sapone gliel’ha fatta. Poi il Bontade (che infatti è morto) e un’amica della Mariangela. Di lei c’era anche una foto dentro la valigetta che custodiva la Mariangela, che poi aveva dato a me. Questa valigetta conteneva anche delle bustine con i capelli, tutta roba etichettata comunque, un quaderno nero con scritto su un programma di ipnosi e il pugnale con il quale Sapone ha sgozzato Fabio”.
IL QUADERNO NELLA VALIGIA
– Domanda: II quaderno contenuto in questa valigetta, ricorda chi l’ha scritto, chi l’aveva preparato?
– Volpe: “La scrittura era mia, però il programma mi è stato passato da Sapone da ricopiare e una volta copiato i fogli originali glieli ho ridati. Sapone era esperto di ipnosi. Aveva ipnotizzato anche me insieme alla Mariangela. È successo a casa mia”.
– Domanda: C’erano dei demoni di cui parlava anche il Sapone e i componenti della setta?
– Volpe: “Sì, i demoni Noctinionium, Mortiferium, Satemonium delirium, Mortifugo, Gelimero. Loro rappresentavano i capi, quelli che Sapone chiamava “Amici”, perché lui diceva sempre: “Gli amici hanno detto… di questo e di quello dobbiamo chiedere conferma agli amici”. Loro davano gli ordini a Sapone e lui li impartiva a noi”.
– Domanda: Chi erano questi amici? Persone? E dove stavano?
– Volpe: “Era una sorta di terzo livello. Non so dove fossero queste persone. A me è capitato, i primi tempi che sono entrato all’interno della serra… eh, scusi, della setta, di vedere due persone di mezza età, che non avevo mai visto prima, nei bar dove frequentavo io sono venute dirette da me a guardarmi in un certo modo e poi non le ho più riviste. Mi è capitato che ero insieme al Bontade, che era ancora vivo”.
– Domanda: Dove è accaduto questo episodio?
– Volpe: “Fuori dal bar Giardino a Somma Lombardo. Io frequentavo quel bar, conoscevo tutte le facce che frequentavano quel bar ma queste due facce qua non le avevo mai viste prima”.
– Domanda: E perché lei le mette in relazione, voglio dire, queste persone di cui le parlava il Sapone, perché fa questo collegamento?
– Volpe: “Non le avevo mai viste prima queste persone qua e praticamente io ero appena entrato dentro a questa setta e ho incontrato queste persone”.
– Domanda: Chi era il capo di questa setta?
– Volpe : ” Era Nicola Sapone, che è anche quello che comandava”.
– Domanda: Gli altri?
– Volpe: “Anche Leoni comunque aveva. .. ma Sapone era il capo”.
– Domanda: Quando lei parla con i suoi genitori in carcere, abbiamo intercettato questi suoi colloqui, a un certo punto lei dice: “Io mi fido solo di cinque persone”. Chi sono queste cinque persone ?
– Volpe: “II Sapone, il Maccione, Monterosso, Zampollo e Leoni”.
– Domanda: Questi sono i componenti storici della setta?
– Volpe: “Sì, loro”.