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Se Adamo ed Eva non avessero commesso il peccato di disobbedienza mangiando il frutto che gli era stato proibito da Dio, gli esseri umani procreerebbero, secondo il Cristianesimo, in una “santa gioia” che, coinvolgendo soltanto lo spirito, permetterebbe all’uomo di usare gli organi riproduttori senza compiere il peccato mortale della concupiscenza che è intrinseco nel piacere sessuale. Come prova dimostrante che il cedere alle tentazioni della carne è motivo di riprovazione e di condanna da parte di Dio, i sostenitori della morale cristiana ci dicono che Adamo ed Eva, presi da vergogna subito dopo aver compiuto l’atto, nascosero i loro attributi genitali con una foglia di fico. Come conseguenza di questo primo coito eseguito da Adamo ed Eva dietro la tentazione di un serpente, si venne a creare il cozzo tra il “bene”, che imponeva all’uomo di procrearsi escludendo ogni ricerca di piacere, e il “male” che lo spingeva invece a godere il più possibile dei piaceri sensuali.
Che la Chiesa sia stata sempre contraria ad ogni rapporto sessuale sin dagli inizi della sua fondazione ci viene dal fatto che essa concesse ai suoi seguaci il permesso di sposarsi soltanto quando, in seguito alla mancata realizzazione di una profezia che dava per imminente la fine del mondo, fu costretta a riconoscere che l’interdizione ad ogni forma di accoppiamento avrebbe portato all’estinzione della specie umana.
Costretta quindi a riconoscere l’indispensabilità della fecondazione, la Chiesa, aggiudicatosi il ruolo di moralizzatrice, autorizzò i matrimoni dietro la condizione che i coniugi si attenessero nella maniera più scrupolosa alle leggi della sua morale.
Costituiti di conseguenza i canoni che stabilivano ciò che era lecito e ciò che era illecito, la Chiesa si garantì della loro osservanza imponendo ai suoi seguaci di dichiararli a dei controllori che, in qualità di confessori, decidevano in nome di Dio quale era la punizione da darsi sotto forma di penitenze che variavano secondo la gravità dei peccati che poteva essere veniale o mortale. (Che la confessione sia stata l’arma più valida del Cristianesimo per costruire il proprio imperialismo, ci viene dal fatto che la Chiesa, imponendola ai re e agli imperatori cristiani, poteva controllare attraverso il loro confessore personale tutte le decisioni di Stato).
Codice Morale
Perché si possa capire l’oscurantismo e l’ottusità della morale cristiana, riporto alcuni passi del suo codice morale riguardante le relazioni sessuali:
Basterebbe soltanto questo, cioè considerare che i preti possono ammettere che ci si possa masturbare davanti all’immagine della Madonna, per comprendere a quali livelli di perversione può addurre la morale cristiana!
Perché non chiedete al vostro parroco quale di queste Madonne preferisce?
Repressione Sessuale
L’osservanza di questi precetti, imposta attraverso i confessionali, portò i fedeli ad un soffocamento così eccessivo, che la Chiesa stessa fu costretta, per evitare una reazione di rivolta, a concedere delle feste carnascialesche perché le masse potessero sfogare la loro repressione.
“Gli uomini hanno bisogno almeno una volta all’anno di divertirsi per scaricare gl’istinti naturali che non possono essere repressi oltre misura. Come le botti, che cederebbero se non si levasse di tanto in tanto il tappo per scaricare la pressione, così essi scoppierebbero se in loro si facesse bollire sempre e soltanto la devozione verso Dio”. (Da una lettera inviata da Padre Tillot nel 1444 alla facoltà di teologia di Parigi ).
Queste feste orgiastiche volute dalla Chiesa per scaricare i propri seguaci della pressione che in essi si accumulava a causa della repressione sessuale, andarono avanti fino al 1700 assumendo spesso un carattere estremamente dissacratorio soprattutto quando venivano eseguite nell’interno delle stesse chiese.
“A queste cerimonie, oltre alla popolazione, vi partecipavano anche i preti appartenenti al clero povero. Questi preti intervenivano soltanto a cerimonia iniziata presentandosi, secondo l’usanza, ballando e cantando versi osceni perlopiù travestiti da donne. I riti religiosi venivano parodiati offrendo al posto dell’ostia salsicce di sangue e bruciando scarpe vecchie al posto dell’incenso. Bevendo senza ritegno, si mischiavano tra la folla e tra rotti e vomiti mostravano il loro astio contro la repressione ecclesiastica facendo delle imitazioni caricaturali dell’erotismo e ripetendo le mosse del coito e della masturbazione e, sempre nell’ambito dei travestimenti, ce n’erano di quelli che montavano altri preti mascherati da monache. E poiché in queste occasioni era tutto permesso, sacrilegamente costoro si esaltavano sessualmente in lente danze ecclesiastiche che trovavano più eccitanti se accompagnate da lenti canti mortuari. Erano delle vere feste baccanali nelle quali, nella maniera più esplicita, il popolo reagiva contro la repressione della morale cristiana esaltando Satana.
Ma la repressione sessuale che veniva così mitigata nel mondo religioso esterno con l’autorizzazione di orge collettive, produsse i suoi danni in quei luoghi, mi riferisco ai conventi, dove non essendo permesso nessuno sfogo fisico si cercò di soddisfare il sesso con illusori accoppiamenti eseguiti dai religiosi con partners spirituali: le suore con Gesù Cristo e i monaci con la Vergine Maria.
Questi penitenti, che nella nomenclatura religiosa vengono chiamati “mistici”, impegnandosi per una convinzione derivante dal plagio a rispettare nella forma più assoluta l’osservanza di una morale che basa la perfezione spirituale nella rinnegazione di ogni piacere che viene dalla carne, in realtà non erano, come lo sono, che degli esaltati illusi di poter reprimere impunemente quelle leggi naturali che impongono la riproduzione attraverso lo sfogo degli istinti sessuali.
Il dramma che essi vivono, originato da una perenne astinenza corredata da continue sevizie sul proprio corpo per castigarlo quale fonte di concupiscenza (sevizie che li rendono dei perfetti masochisti), produce in costoro quegli stati di alienazione mentale che se per la Chiesa sono “estasi”, per la psicanalisi sono invece allucinazioni derivanti da “turbe psichiche da repressione sessuale”.
Il Dottor Caufeinon afferma che “la non soddisfazione dei bisogni sessuali è una delle cause più potenti a generare l’isterismo” e aggiunge a proposito dei conventi: “Se la vita claustrale favorisce questa malattia nervosa non è soltanto per l’astinenza sessuale ma anche per la preghiera incessante a cui le monache sono sottoposte, per la vita contemplativa e le continue preghiere a cui bisogna aggiungere l’eccitazione nervosa data dalla continua preoccupazione delle terribili punizioni che gli riserva la giustizia divina per i loro peccati”.
Gli psicologi Dupré e Logre spiegano ampiamente come le estasi non siano altro che nevrosi mistiche dovute a deliri d’immaginazione e il Dottor Murisier nel suo libro “Malattie del Sentimento Religioso” dimostra come “L’attaccamento dei mistici a Dio, a Gesù Cristo e alla Beata Vergine, sia impregnato di un amore estremamente sensuale”.
James Leuba, specializzato in psicologia religiosa, chiaramente accusa la Chiesa di essere una costruttrice di pazzi quando afferma: “Gli orgasmi che i Santi raggiungono negli accoppiamenti con le divinità, essendo soltanto immaginari, lasciano i soggetti in un perenne stato di insoddisfazione sessuale che è all’origine di quei deliri nevrotici che vengono chiamati estasi”.
L’Abate Jacques Gauden riporta in un suo scritto: “Conosco un celebre medico, specializzato nella terapia dei pazzi, che cura i suoi malati, tra i quali sono numerosi i preti, dando ad essi quei piaceri dei quali erano stati privati “.
Non potendo evitare tali nefaste conseguenze attraverso un intervento diretto come aveva risolto per le masse con l’autorizzazione di orge periodiche, la Chiesa ha risolto ogni accusa che poteva essere diretta alla sua falsa morale trasformando la pazzia in santità.
Gli arrossamenti della pelle caratteristici delle vergini, delle vedove e di tutti coloro che sono costretti a una vita solitaria, non sono che il primo sintomo di un’isteria derivante da una prolungata insoddisfazione sessuale. Il dramma, di natura psicofisica, si esterna attraverso infiammazioni cutanee che possono essere dirette dalla volontà su quelle parti del corpo su cui si concentra l’interesse del soggetto, come nel caso degli asceti che, avendo come scopo quello di imitare Cristo, anelano rivivere le sofferenze della passione concentrando il loro pensiero sulle ferite prodotte dalla crocifissione. Gli arrossamenti non sono che una dilatazione delle vene dovuta a una concentrazione sanguigna che, oltre al dolore, può causare delle uscite di sangue in seguito alla lacerazione dei tessuti. È il caso delle ferite che appaiono nelle mani e nei piedi dei grandi asceti, dei quali si può portare come esempio Padre Pio il quale affermava che le sue stigmate erano state precedute da macchie rosse accompagnate da un forte dolore.
D’altronde, esempi di esteriorizzazioni della volontà attraverso manifestazioni fisiche li troviamo, oltre che nell’uomo e negli animali in quelle che sono le erezioni del membro quando sono causate dal pensiero, anche in quel fenomeno epidermico che determina il mimetismo negli animali.
Sesso nei monasteri
Che l’isterismo causato dalla repressione sessuale sia retaggio dei monasteri ci viene confermato dal detto popolare: “Se per soddisfare le depravazioni di un paese è sufficiente un solo demonio, per soddisfare quelle di un convento non ne bastano mille.
Più le regole imposte nelle comunità sono severe e tanto più la perversione tende a coinvolgere in massa i loro componenti che, in un alternarsi di profumi di fiori e di esalazioni di zolfo, entrano in vere e proprie orge collettive che la Chiesa, attribuendole all’azione dei demoni, risolve furbescamente attraverso gli esorcismi invece di affidarle alla psichiatria.
Tra l’infinità dei casi riportati dalle cronache, citiamo come esempio, per dimostrare l’oscurantismo esistente nella religione cristiana, il rapporto firmato da quattro vescovi presenti agli esorcismi eseguiti nel convento di Auxonne: ” Le monache vomitano spaventose bestemmie durante le sante messe e i riti eseguiti per liberarle dalla possessione diabolica. I loro corpi sono marcati da segni di certa natura soprannaturale eseguiti dai demoni. Le monache assumono durante gli esorcismi posizioni che per essere eseguite abbisognano di una forza sovrumana come il prosternarsi per terra con la punta del ventre intanto che il corpo arcuato si protende in aria oppure piegandosi a cerchio a tal punto che la testa tocca la punta dei piedi ecc.ecc.”
…e ancora: “Nel convento di Nazaret a Colonia, le monache si allungavano per terra e come se avessero un uomo sopra, ripetevano i movimenti del coito”.
Nel convento di Louviere in Belgio, “le orge collettive si consumavano in un alternarsi di estasi, durante le quali le suore in ginocchio invocavano Gesù, e di crisi nevrasteniche nelle quali porgevano le parti posteriori scoperte al Demonio che sollecitavano a possederle”.
A questo punto, dopo esserci soffermati brevemente su questi deliri psichici di cui la Chiesa si è tolta ogni responsabilità che possa scaturire dalla sua imposizione all’astinenza attribuendoli all’azione del Demonio, passiamo ad esaminare quelli che, nel colmo di una sfrontatezza senza limiti, sono stati trasformati da crisi epilettiche in estasi santificanti.
Estasi e Santi
Santa Margherita Maria Alacoque, fatto voto di castità a quattro anni ed entrata in convento a otto, comincia ad avere i primi contatti estatici con Gesù, “suo fidanzato”, a quindici.
Dalla sua biografia:
“Quando ero davanti a Gesù mi consumavo come una candela nel contatto amoroso che avevo con lui “. ” Ero di natura così delicata che la più piccola sporcizia mi rivoltava lo stomaco. Gesù mi rimproverò così energicamente per questa mia debolezza che io reagii contro di essa con tanta decisione che un giorno pulii con la mia lingua il pavimento sporco del vomito di una malata. Egli mi fece provare tanta delizia in questa azione che avrei voluto avere l’occasione per farlo tutti i giorni “. (Masochismo da delirio isterico)
” Una volta che avevo dimostrato una certa ritrosia nel servire una malata di dissenteria, Gesù mi rimproverò così severamente che, per riparare, mi riempii la bocca dei suoi escrementi; li avrei ingurgitati se la Regola non avesse proibito di mangiare fuori dei pasti. (Idem)
“Un giorno che Gesù mi si mise sopra con tutto il suo peso, egli rispose così alle mie proteste: “Lascia che ti usi a mio piacere perché ogni cosa va fatta a suo tempo. Adesso io voglio che tu sia l’oggetto del mio amore, abbandonata alle mie volontà, senza resistenza da parte tua, in modo che io possa godere di te””. (Coito vissuto fisicamente attraverso l’immaginazione).
Il ripetersi di atti di masochismo che si alternavano a estasi nelle quali Maria Alacoque viveva nella maniera più carnale gli accoppiamenti con Gesù, che lei chiamava il “mio fidanzato”, furono così frequenti che fanno di essa, secondo gli psicologi, un classico caso di erotomania isterica.
La Chiesa, approfittando della credulità e dell’ignoranza umana, ha dato origine all’apostolato del Sacro Cuore basandosi sulle affermazioni di una ninfomane le cui estasi rivelatrici non sono altro, nella realtà dei fatti, che crisi catalettiche provocate dall’assoluta repressione sessuale.
Come accadeva ad altre Sante mistiche, così, anche a Margherita Alacoque, appariva continuamente la Madonna.
“La santa Vergine mi appariva spesso facendomi delle carezze inesplicabili e promettendomi la sua protezione”. Questa intromissione della Madonna nei rapporti amorosi tra le Sante e Gesù trova giustificazione nel bisogno che avevano di avere il consenso della madre di colui che esse amavano in una maniera quanto mai clandestina attraverso le loro estasi. La relazione amorosa, avendo un carattere sessuale e quindi peccaminoso, dava a loro un complesso di colpa del quale cercavano di liberarsi, per godere pienamente degli accoppiamenti, non solo ottenendo il consenso della madre del loro amante ma anche rendendolo pubblico attraverso le loro autobiografie. Che le biografie siano la loro catarsi, cioè la liberazione di un senso di colpa, ci viene dimostrato dal fatto che esse le usano come una confessione liberatoria nella quale descrivono tutti i particolari dei loro orgasmi tanto da renderle dei veri trattati di pornografia.
Santa Maria dell’Incarnazione, dopo aver sollecitato Gesù, suo sposo ad unirsi a lei con parole che hanno veramente poco di spiritualità: “Allora, mio amante adorato, quando è che faremo questo accoppiamento?”,così racconta nella sua biografia ciò che provava nell’isteria delle sue estasi “Nei rapimenti mi sembrava di avere nel mio interno delle braccia che io tendevo per abbracciare colui che tanto desideravo”.
Santa Guyon, asceta e penitente, scrive che in un’estasi Gesù l’aveva portata in un bosco di cedri dove c’era una camera con due letti e a lei, che gli aveva chiesto per chi fosse l’altro letto, egli gli aveva risposto: “Uno è per te, che sei la mia sposa, e l’altro è per mia madre “, e riferendosi poi ai piaceri sessuali che raggiungeva nelle estasi, scrive ancora nel suo libro. ” Io arrivavo a possedere Gesù non nella maniera come s’intende spirituale attraverso il pensiero, ma in un modo così tangibile da sentire la partecipazione del corpo nella maniera più reale”.
Quando poi ritornava nella normalità, si fa per dire, ritenendo il corpo responsabile di questi suoi peccati, si accaniva contro di esso infiggendosi le sevizie più atroci: “Per mortificare il mio corpo leccavo gli sputi più schifosi…mettevo delle piccole pietre nelle scarpe…mi facevo cavare i denti anche se erano sani…”.
Dalla biografia di Sant’Angela da Foligno: “…Durante le estasi era come se fossi posseduta da uno strumento che mi penetrava e si ritirava strappandomi la carne…Venivo riempita d’amore e saziata di una pienezza inestimabile…Le mie membra si frantumavano e si rompevano di desiderio mentre io languivo, languivo, languivo…Quando poi rinvenivo da questi rapimenti d’amore mi sentivo così leggera e appagata da voler bene anche ai demoni…” . (Bellissima descrizione della quietudine dei sensi che segue l’orgasmo!).
Sant’Angela da Foligno era così consapevole che i piaceri che provava durante le estasi erano di natura sessuale che ella stessa dichiara di essere vittima di un “vizio che non oso nominare”, un vizio di concupiscenza del quale cercava di liberarsi mettendo “carboni ardenti sulla vagina per smorzarne le voglie”.
Santa Rosa da Lima per poter vivere i piaceri sessuali nella maniera più libera da ogni senso di colpa, come se scontare la pena prima l’autorizzasse a commettere il reato, puniva il corpo prima delle estasi con sevizie che fanno rabbrividire il buon senso: “Nonostante che il confessore la incitasse a non esagerare, ella arrivò a darsi cinquemila frustate in quattro giorni…”
Santa Giovanna degli Angeli fu lei, quale superiora di un convento di Orsoline, che con le sue ripetute estasi trasmise il contagio dell’isterismo a tutta la comunità.
Da una cronaca del tempo: “Tutte le suore del convento delle Orsoline di Loudun, dove era superiora Madre Giovanna degli Angeli, si misero ad urlare, a sbavare, a spogliarsi mostrandosi nella loro totale nudità”.
Un certo Robbyns, cronista del tempo, presente ad una di queste crisi collettive, nella descrizione che fa dei fatti, si sofferma in un particolare: ” Suor Clara cadde al suolo e in uno stato di trans. assoluto continuò a masturbarsi gridando:” scopatemi, scopatemi…”, finche, preso un crocefisso, ne fece un uso che il pudore mi proibisce di riferire”.
Incaricato dalla curia vescovile un certo padre confessore, di nome Surin, di praticare gli esorcismi nel convento, ben presto anche lui fu coinvolto tanto in queste orge da scrivere: ” La mia lingua gustava Dio come quando bevo il vino moscato o mangio le albicocche “. (Non credo che ci sia bisogno di spiegazioni per intuire dove costui cercasse Dio con la lingua!).
Padre Surin venne sostituito da un altro prete esorcista di nome Ressés, il quale, resistendo ad ogni tentazione, riuscì a liberare il convento dai demoni. Come prova di esorcismo riuscito venne presa l’interruzione della gravidanza della stessa superiora Giovanna degli Angeli che lui diceva aver fatto abortire liberandola dal demonio con l’acqua benedetta.
Siccome lei affermò di essere stata guarita da San Giuseppe che gli era apparso durante l’esorcismo, la Chiesa, presa la palla al balzo, riuscì a trasformare le orge sessuali del monastero di Loudun in manifestazioni edificanti gridando al miracolo. Le bende e gli stracci usati da Giovanna degli Angeli per curarsi le ferite prodotte dalle flagellazioni, trasformate in oggetti benedetti, furono usati per curare i malati che cominciano ad affluire al convento in pellegrinaggi organizzati.
Considerata ormai una Santa guaritrice, Giovanna degli angeli cominciò a girare la Francia per curare gl’infermi e tanta fu la fama a cui pervenne che lo stesso Cardinale Richelieu la invitò presso di lui per farsi alleviare i forti dolori che gli venivano dalle emorroidi. In una cronaca dell’epoca si afferma che tra le tante personalità che ricevettero vantaggio da Santa Giovanna degli Angeli ci fu anche Anna d’Austria, la quale, sofferente per un parto complicato, si sentì sollevata toccando un lembo della sua camicia. Così, usando quall’arte della mistificazione di cui è maestra, (leggere “LA FAVOLA DI CRISTO”), la Chiesa riuscì ancora una volta a tirare l’acqua al proprio molino trasformando in santità un isterismo prodotto da repressione sessuale.
Santa Teresa d’Avila è certamente una delle più rappresentative di questo mondo di ninfomani represse che affollano il Paradiso dei cristiani. Essa potrebbe costituire un esempio classico da portarsi nei libri di sessuologia come dimostrazione dei danni cerebrali che può produrre l’astinenza sessuale.
Dalla sua autobiografia: “Il mio male era arrivato ad un tale punto di gravità da essere sempre sul punto di svenire. Sentivo un fuoco interno che mi bruciava…la mia lingua era ridotta a brandelli a furia di morderla”.
” Mentre Cristo mi parlava, io rimanevo a contemplare la straordinaria bellezza della sua umanità… Provavo un piacere così forte che non è possibile provarne dei simili in altri momenti della vita…
“Durante le estasi il corpo perde ogni movimento, il respiro s’indebolisce, si emettono soltanto dei sospiri e il godimento arriva ad intervalli… (Ottima descrizione dell’orgasmo!)
“In un’estasi mi apparve un angelo tangibile nella sua costituzione carnale e era bellissimo; io vedevo nella mano di questo angelo un dardo lungo; esso era d’oro e portava all’estremità una punta di fuoco. L’angelo mi penetrò con il dardo fino alle viscere e quando lo ritirò mi lasciò tutta bruciata d’amore per Dio… Il dolore della ferita prodotta dal dardo era così vivo che mi strappava dei deboli sospiri, ma questo indicibile martirio che mi faceva nello stesso tempo gustare le delizie più soavi, non era costituito da sofferenze corporali anche se il corpo vi partecipava nella forma più completa…
“Io ero in preda a un turbamento interiore che mi faceva vivere in una continua eccitazione che non osavo interrompere chiedendo l’acqua benedetta per non sconvolgere le altre suore che avrebbero potuto capirne l’origine… (Evidente stato di colpa).
“Nostro Signore, il mio sposo, mi procurava tali eccessi di piacere da impormi di non aggiungere altro oltre che a dire che tutti i miei sensi ne erano rapiti… (Idem).
Questi brani tratti dalle autobiografie di donne portate alla pazzia dalla repressione sessuale che la Chiesa ha convertito in esempi edificanti, non sono in realtà che la dimostrazione più evidente della falsità della morale cristiana.
L’essere umano ha bisogno di sesso come ha bisogno di cibo. L’astinenza prolungata, come la fame, genera squilibri mentali che portano l’uomo a comportamenti spesso pericolosi per se e per gli altri. Molti dei vizi e delle perversioni che si verificano nella società sono determinati da tabù che impediscono il normale svolgersi delle leggi naturali. La Natura quando viene contrastata, prima o poi fa valere le sue ragioni e in maniera tanto più violenta per quanto più violenta è la repressione che si opera contro di essa.
In una società dove il sesso è considerato come un bisogno fisiologico e non come fonte di vizio e di peccato, tutte le perversioni sarebbero ridotte pressoché a nulla come lo sarebbero quelle violenze carnali e quegli omicidi che spesso sono determinati da un odio verso la donna che è vista dall’uomo come responsabile dell’angoscia derivante dalla repressione. Il sesso, che in una società priva di tabù potrebbe essere motivo di distensione e di concordia, diviene così, in un mondo basato sulla frustrazione, motivo di ricatto, di odio e di rancore.
Chi è colui che nell’agonia, ricordando le sofferenze patite durante la vita dalla repressione, non è portato a maledire chi ne è stato la causa?
Respingiamo, dunque, finche se ne è in tempo, quanti ci impediscono di godere (sempre rispettando la libertà altrui), nella maniera più libera e completa delle gioie del sesso tenendo sempre presente che ogni battuta lasciata, oltre a procurare l’inevitabile rammarico che prima o poi si farà avanti per averla persa, rappresenta soprattutto un ritardo al raggiungimento di quell’esperienza di cui abbisogniamo per conoscerci e migliorarci.
Il credere che la rinuncia ai piaceri della carne ci renda meritevoli di ricompense dopo la morte non è che uno dei tanti assurdi sostenuti dal Cristianesimo per imporre, attraverso il plagio, un imperialismo basato su una falsa morale!
Lesbismo nei conventi
La percentuale di lesbiche nei conventi, per quanto sia un argomento al quale non mi sono mai interessato, sono certo che è superiore al mondo laico dal momento che questi, oltre a dare alle donne gay la possibilità di sfuggire al matrimonio, offrono la possibilità di vivere in un mondo esclusivamente femminile. Per quanto la Chiesa, consapevole di questo fatto, cerchi di imporre regole particolarmente severe per evitare ogni contatto personale tra le monache, le relazioni lesbiche fanno parte integrante della vita conventuale.
Una riprova di quanto affermo ci viene dal crescente numero di suore gay che lasciano il convento da quando è cominciata la liberazione sessuale che consente gli accoppiamenti nella vita laica. Basta leggere i libri che trattano questo argomento come “DENTRO IL CONVENTO” di due ex suore, Nancy Manahan e Rosemary curb, nel quel cinquanta monache confessano la loro vita sessuale, la cui lettura è rigorosamente riservata agli adulti, per comprendere l’immoralità della religione cristiana che riesce ancora ad imporsi con il plagio del suo oscurantismo.
Dal libro “DENTRO IL CONVENTO” (Tullio Pironti Editore), brani tratti da interviste fatte a due ex suore, la prima Kewyn Lutton e la seconda Rosemary Curb.
Prima intervista:
D: Cosa ricordi della tua sessualità?
K: Ricordo di essermi masturbata la prima volta a dodici anni.
D: Quando pensasti di farti monaca?
K: Durante la terza liceo mi convinsi che volevo entrare in convento per vivere al fianco di altre donne, lontana dagli uomini. Avrei risolto ogni problema.
D: Eri al corrente degli altri rapporti sessuali che avvenivano in convento?
K: No, ma ebbi qualche dubbio. C’era un’insegnante che mi piaceva molto. Una notte mi sentivo depressa e sola…era tardi, lei venne nella mia cella, ci abbracciammo rotolando sul letto.
Seconda intervista.
È Rosemary Curb che parla nell’ufficio di Ginny Apuzzo, direttrice esecutiva della National Gay Task Force: “La mia vita in convento fu dolorosa ma produttiva. Non riuscirei a lavorare per i Gay se non avessi imparato a concentrarmi. Io la chiamo la mia grazia. I miei discorsi pubblici non hanno grazia, Eppure ogni volta che mi alzo davanti al pubblico uno strano carisma si sprigiona chiedendo di unirci e lottare per una vita migliore.
Questa è la vera grazia. Non è Dio, non è Maria e non sono neppure io. È il potere della massa e la sua volontà di trasformazione. La fierezza dei gay non deve trasformarsi nella vergogna dei gay. Quando chiediamo la soppressione di ogni forma di fobia contro le lesbo e i gay, portiamo con noi una ventata di aria fresca.
Questo libro è la dimostrazione inconfutabile di quanto lesbo, gay, masturbazione e sesso siano alla base della vita conventuale.