Streghe (MdT Luglio 2001)

Streghe, donne inquietanti, oscure presenze dai poteri magici, servitrici di Satana e del male. Ma sono davvero esistite queste figure terribili e controverse? E perché nei secoli si è alimentata nei loro confronti una vera e propria caccia feroce, che ha portato a sofferenze così indicibili tante persone?
LE DIMENSIONI DELLA CACCIA
Le cifre parlano chiaro: tra il XV e il XVIII furono celebrati, in tutta Europa, oltre 100 mila processi. E si giunse a più di 60 mila condanne. Numeri impressionanti confermati da esempi drammatici: alla fine del 1500, nel principato tedesco di Eichstatt, in un solo anno 274 persone furono condannate per stregoneria. Nella contea di Quedlimburg, addirittura 133 persone in un solo giorno. Una vera e propria persecuzione che raggiunse il massimo della ferocia nei paesi nordici: in Germania, Paesi Bassi, Inghilterra, Francia settentrionale, Svezia si consumarono gli episodi più efferati di questa caccia all’uomo. In Italia e in Spagna, invece, le cose per le streghe furono più morbide: la furia inquisitrice si accanì contro gli eretici, i musulmani e gli ebrei. Ma qual era l’atteggiamento dell’inquisitore nei confronti della stregoneria? Simile a quello che potrebbe avere un dottore di fronte ad una malattia pericolosa e molto infettiva. La “cura” era immediata e definitiva: il rogo. Furono secoli di terrore con poche voci di dissenso. Come quella di Frederich Spee, padre gesuita, che nel 1600 disse: ” Li ho accompagnati al rogo; erano tutti condannati e nessuno era colpevole. E poteva succedere a chiunque”. Uno scetticismo inascoltato fino a metà del 1700.

LA MAGIA
La magia e le streghe fanno parte di una tradizione millenaria che risale all’età della pietra, l’epoca in cui gli uomini primitivi praticavano culti pagani per ottenere il favore delle divinità. È proprio nei riti propiziatori indoeuropei delle prime civiltà, legati all’abbondanza, alla fertilità e alla prosperità dei raccolti, che il naturale e la sovrannaturale si mescolano: in queste cerimonie le donne vengono a contatto con gli spiriti dei boschi, dell’acqua, delle piante per ottenere fertilità, forza e salute. Alla fine del 1300, la svolta intollerante. “Il termine strega comincia ad essere usato solo alla fine del 1300″ spiega Valerio Evangelisti, storico e scrittore di appassionanti romanzi ambientati proprio all’epoca delle streghe e dell’Inquisizione. ” A Milano, verso il 1390, ci fu un processo che vide come protagoniste delle “malefiche”, accusate di essere al servizio di una divinità pagana, chiamata Apulia. A quell’epoca la magia era ancora un termine impreciso. Ed era quello dell’invocazione dei demoni”. Nei secoli precedenti i processi erano stati per lo più casi sporadici: ma alla fine del Medioevo, per circa due secoli, iniziò la persecuzione contro di quelle che erano considerate “forze del maligno”. Che cosa era cambiato?

SOTTO ACCUSA
Alla fine del Medioevo il mondo stava cambiando molto rapidamente. Le città crescevano a dismisura e fiorivano i commerci, che stavano sostituendo le antiche tradizioni contadine. Le mura fortificate delle città non erano, però, abbastanza robuste per difendersi da ogni pericolo: pestilenze, carestie, invasioni, guerre, povertà, erano i problemi della vita di ogni giorno nella società del tempo. L’ordine razionale del mondo e l’armonia religiosa, tipiche dell’epoca appena trascorsa, si erano ormai spaccate: con la riforma luterana e quella calvinista, la perdita di potere della Chiesa e l’instabilità economica e sociale provocarono nell’uomo paura ed incertezza. Che aveva bisogno di trovare un colpevole. In questo periodo nasce il mondo mercantile, che elimina ogni visione armonica e unitaria dell’ordine naturale. Nasce una visione diversa, più aperta, senza punti fermi: e l’economia occupa il posto della teologia. La chiesa, dotata di specifici tribunali, dovette dare una risposta all’ignoto, alla paura e all’incomprensibile. Le streghe diventarono così il capro espiatorio di ogni problema. Incenerirle significava incenerire la paura. Nel 1486, Kramer e Spenger, due Inquisitori domenicani dell’Alsazia, pubblicano il Malleus Maleficiarum, anche detto” martello delle streghe”, su mandato specifico del Papa Innocenzo VIII. Kramer e Spenger descrissero attentamente il modo di vivere delle streghe, tratto dalle tradizioni popolari e delle confessioni rese sotto tortura. Quanto scritto nel Malleus Maleficiarum convinse la gente comune di un serio pericolo. Il dado era tratto: attraverso la stampa, i libri, i sermioni, le caratteristiche della strega furono descritti al mondo in modo inequivocabile. E fu caccia aperta.

LA FACCIA DELLE STREGHE
Ma chi erano le streghe? In generale erano donne del popolo, in alcuni casi ex – prostitute, donne marginali che lavoravano nella marginalità. Non adoravano Satana come loro dio: ricorrevano piuttosto al demonio per ottenere vantaggi, dare forza ai loro incantesimi. Lavoravano nell’illegalità, per ottenere aborti, filtri d’amore, malocchi. O ancora donne che assistevano ai parti, levatrici che conoscevano i poteri curativi delle erbe, per tradizione millenaria. Ma non solo: tanti processi furono condotti contro donne giovanissime, o molto anziane. Delle prime si temevano l’avvenenza e le forme provocanti e tentatrici, delle altre la decadenza, il declino sessuale. Senza contare il Malleus Maleficarum, che chiamava le donne “femine”, da “fe – minus”. Un modo come un altro per dimostrare che le donne avevano meno fede degli uomini. Ed erano, per natura, portate alla lascività, alle pratiche occulte vietate, alla magia nera.

PAURA DEL DIAVOLO
La paura del demonio non era un problema delle classi più povere. Al contrario, come sostiene lo storico statunitense Brian Levack “la demonologia era una questione teologica, che poteva essere compresa nelle sue infinite sfumature solo dalle classi sociali più ricche e culturalmente preparate. La vera preoccupazione dei più poveri era quella di non essere aggrediti, uccisi, tormentati da queste forze misteriose che erano genericamente associate alla magia”. I culti di Lucifero e il significato del Sabba, insomma, era decisamente, una questione da “dottori”, della Chiesa e della cultura universitaria. Basti pensare a quanto accadde nel 1617 nell’isola di Guernsey, nella Manica, dove tre donne vennero accusate di maleficium, ossia di praticare la magia nera. Nessuno aveva avanzato l’ipotesi di un patto col diavolo. Numerosi testimoni avevano dichiarato che le tre donne avevano praticato incantesimi, si erano trasformate in animali, inflitto strane malattie, crudelmente ferito uomini, donne e bambini fino a causarne la morte. Sulla base di queste testimonianze le tre donne furono giudicate colpevoli e condannate a morte. Ma alla fine giunse il vero colpo di scena: Collette Du Mont, una delle tre, una volta posta sotto tortura, confessò l’inconfessabile. Raccontò di aver incontrato il diavolo e di aver ricevuto poteri magici e unguenti per compiere voli nella notte, di aver ballato con lui schiena a schiena, ricevendo in cambio polveri nere con cui nuocere a persone e animali. Le confessioni non solo furono ritenute probanti agli inquisitori, ma contribuirono anche a consolidare le convinzioni che tra stregoneria e demonio ci fosse un legame strettissimo.

LE STREGHE BAMBINE DI SALEM
Settant’anni più tardi dall’altra parte dell’Oceano: siamo a Salem, una cittadina del Massachussets. Nel gennaio del 1692 la figlia del Reverendo Samuel Parris, una ragazzina di nove anni e Abigail Williams, sua cugina undicenne, si ammalano gravemente. Poiché il loro stato di salute non migliora viene chiamato il dottore del villaggio, William Griggs che, esaminati gli strani sintomi della malattia fa una diagnosi clamorosa: stregoneria. È subito isteria collettiva: in pochi giorni otto giovani ragazze sono preda di crisi epilettiche, convulsioni, suggestioni, fobie.
Nel paese si diffonde una voce: se le giovani manifestano tali attacchi isterici senza spiegazione, il paese stesso deve essere infestato dal male. Le imprigionate cominciarono a denunciare persone e a spargere ovunque l’ombra del sospetto. Il Reverendo Parris corre subito ai ripari: organizza digiuni, preghiere, ma anche questo serve a ben poco. Le ragazze continuano inspiegabilmente a urlare e gemere, sostenendo di essere state stregate da uomini del posto, di cui fanno nomi e cognomi. In un clima sempre più allucinante, le accuse trovano credito presso le autorità politiche e religiose: nel giugno del 1692 viene costituito un tribunale speciale che inizia a processare chiunque venisse indicato dal gruppo delle giovani accusatrici. Ben presto le prigioni si riempirono di 150 uomini e donne appartenenti alle comunità vicine a Salem. Le accuse coinvolgono persino una bambina di quattro anni, che viene rinchiusa nel carcere di Boston, dove rimane in catene per nove mesi. Un fatto inconsueto? Per nulla. Le denunce della gente comune furono molto importanti in tutti i processi di stregoneria. Il braccio armato dei tribunali aveva bisogno di scovare il male: e spesso si affidava alle accuse della gente del popolo, mosse da invidie, capricci, ignoranza, paure e gelosie per scovare il suo nemico. In meno di un mese, a Salem, furono mandati a morte 13 donne e cinque uomini di diversa estrazione sociale. Ma nemmeno questo servì a placare la sete di accuse delle giovani. Il 12 ottobre il Governatore Phips, dopo che l’accusa di stregoneria aveva colpito anche sua moglie, proibì ogni ulteriore carcerazione o processo. E sciolse la Corte del tribunale. Quattro anni dopo i processi, i giurati del tribunale speciale firmarono una confessione in cui dichiararono di essersi sbagliati. Bontà loro, chiesero un inutile perdono.

IL CASO DI GEORG HANN
In Germania il furore dell’inquisizione produsse un vero e proprio genocidio: se è vero, infatti, che ci furono almeno 100 mila processi per stregoneria in tutta Europa, circa la metà si tenne nelle regioni tedesche dell’allora Sacro Romano Impero. Un’epidemia che colpì anche persone di cui s’ invidiava il prestigio, la ricchezza, il patrimonio. Accadde anche al dottor Georg Hann, stimato e onesto cancelliere di Bamberga, che venne ucciso con tutta la sua famiglia in circostanze oggi incredibili. Da principio venne incriminata la moglie Caterina, per stregoneria, quindi la figlia venne accusata di coltivare fantasie morbose. Le due donne vennero portate nella casa del maleficio e sottoposte agli interrogatori. Lo svolgimento dell’interrogatorio prevedeva che le accusate vedessero, prima di porgere confessione, tutti gli strumenti della tortura. Le presunte streghe venivano rasate e completamente denudate. Una prova di colpevolezza, non ammessa dall’inquisizione ma utilizzata ampiamente dai tribunali laici, stava nel trovare sulla pelle dell’imputata un segno, un neo, una qualsiasi imperfezione che non sanguinava quando veniva puntata. Il corpo della strega veniva così ispezionato in tutte le sue parti per cercare il “marchio”, il sigillo del suo patto col Diavolo. Gli atti di questo processo riportano l’elenco completo delle torture subite e ripetute. Lo svolgimento delle torture, come sostiene Valerio Evangelisti, fa venire in mente immagini di sessualità deviata. La donna era spesso posta con il seno nudo e in posizioni provocatorie di sudditanza rispetto all’inquisitore. E gli attrezzi di tortura erano quanto di più tremendo si potesse immaginare, come la famigerata “sedia della confessione” che aveva nel centro del sedile una struttura di assi piramidali per provocare un’atroce sofferenza sessuale. Tutta la famiglia Hann trovò nel giro di un anno, la morte. Frederich Spee scriveva: “cosa ci spinge a questa caccia alle streghe? Ascoltatemi, Giudici, voglio che siate sottoposti a queste torture. E torturate anche me: dopo ci scopriremo tutti stregoni”.

MORIRE TRA LE FIAMME
Come venivano giustiziate le streghe? La risposta è semplice: sul rogo. In realtà la pena non veniva mai nominata dai tribunali dell’inquisizione, che si limitavano a pronunciare il verdetto di colpevolezza. L’esecuzione vera e propria veniva affidata al “braccio secolare”: era quindi il potere civile che allestiva i roghi, ordinava di ammansire le fascine e faceva sfilare streghe ed eretici, organizzando una vera e propria cerimonia per le vie della città. Le vittime venivano accompagnate dalla folla, a partire dal carcere, fino alla piazza principale dove era stato allestito il rogo. Agli eretici e alle streghe veniva proposto l’ “atto di fede”, la vittima fatta salire sulle cataste di legno veniva legata al palo mentre si ordinava al boia di appiccare il fuoco. Se il condannato si pentiva, otteneva il privilegio di venire strangolato prima di essere arso vivo tra le fiamme. In realtà, per la fortuna delle migliaia di condannate, gli studiosi ritengono che non fosse il fuoco a provocare la morte: i fumi prodotti dalla combustione erano talmente densi di gas da provocare una morte appena più dolce, dovuta all’asfissia. Ma com’è possibile che la chiesa ricorresse a simili crudeltà? È che 500 anni orsono il rogo veniva considerato una crudeltà necessaria. E molte persone, durante i secoli bui dell’inquisizione e della paura, pensavano davvero che questi rimedi sarebbero riusciti a salvare il mondo dall’invasione del Maligno.

TRA MAGIA E SCIENZA
Qual è il rapporto fra la stregoneria, l’alchimia e la ricerca della famosa “Pietra filosofale”, quel magico strumento che avrebbe dovuto trasformare ogni metallo in oro e fare la ricchezza di chi la avrebbe posseduta? In effetti l’alchimia rappresenta uno dei possibili “ponti” tra il sapere di tipo magico e quello della scienza vera e propria. I testi chiave dell’alchimia vengono dalla tradizione araba, che fece suo il sapere del filosofo greco Aristotele e rielaborò le sue teorie in modo molto particolare. Gli alchimisti avevano un modo di agire e di pensare basato sulla sperimentazione pratica e quindi lontano da quanto accadeva nel mondo delle università e nelle scuole religiose, spesso impegnate in questioni astratte. È questa la grande novità che l’alchimia porta nel mondo medievale. Una novità, tuttavia, vista con sospetto dalle autorità della chiesa e del sapere tradizionale, che non persero tempo a condannare e a fare degli alchimisti degli stregoni. Con tutte le conseguenze del caso.

L’INQUISIZIONE
L’inquisizione non iniziò subito ad occuparsi della stregoneria. In principio questo tribunale della Chiesa aveva il compito di vigilare sulle questioni di fede e difendere il dogma cristiano dalle eresie che ne minavano la solidità. Ma all’inizio del XVI secolo, grazie ad una bolla papale di Innocenzo VIII, quegli stessi tribunali vennero incaricati di lottare contro la piega dilagante della stregoneria, che già dal Medioevo veniva contrastata in maniera sommaria e senza regole precise. Le streghe vennero così definite “discepole del diavolo” e per fermare la loro opera “immonda” si poteva ricorrere a mezzi estremamente crudeli. Per ottenere confessioni di colpevolezza e di commerci con il maligno venivano usate specifiche forme di tortura. Una pratica non solo tollerata dalla Chiesa, ma addirittura incoraggiata, dato che permetteva di arrivare in modo più rapido alla “verità” e, allo stesso tempo, diminuiva i tempi di detenzione e i costi delle cause. I poteri speciali degli Inquisitori, poi, non lasciarono indifferenti principi e regnanti, i quali cercarono di volgerli a proprio vantaggio. Dal 1500 si strinsero, in alcune regioni d’Europa, saldi legami tra l’inquisizione Ecclesiastica e gli stati che approfittarono di una terribile macchina repressiva, senza doversene assumere la responsabilità. In Francia, Germania e Spagna i tribunali secolari (comunque presieduti da figure religiose) si sostituirono via via all’Inquisizione religiosa, organizzando processi di una crudeltà inaudita. E senza alcuna garanzia per gli imputati.

LUCIFERO PER COMPAGNO
Secondo il sociologo americano Brian Levak, per capire il significato culturale della caccia alle streghe bisogna comprendere quale paura si nascondeva dietro alla minaccia del diavolo. Sicuramente, tra le classi più agiate, Satana era un argomento di conversazione colta e raffinata. Al punto di avere ricostruito perfettamente quella che doveva essere la “giornata tipo” della strega, tra incantesimi, riti e magie. Il diavolo era il partner della strega, colui che le donava il potere della magia e l’oggetto della sua adorazione. I rituali di queste messe nere erano riunioni notturne, chiamate sabba. Le streghe, con il favore delle tenebre, potevano recarsi al sabba volando magicamente. E là giuravano fedeltà al diavolo, al quale riferivano le attività malefiche commesse. E banchettavano con lui, praticavano atti di cannibalismo, infanticidi e riti orgiastici. La notte delle streghe cadeva tra il 30 aprile e il 1 maggio: era quello il momento in cui le streghe si radunavano per le loro azioni malvagie. Ma cosa si nasconde dietro queste credenze? Secondo lo scrittore Valerio Evangelisti, la rappresentazione cattolica di Satana e del patto con il Diavolo mescolavano quelli che erano i riti pagani che ancora resistevano nelle campagne, con l’ossessione del demonio della religione cristiana. Per la chiesa, il diavolo rappresentava l’incarnazione della tentazione sessuale che le donne, accusate di stregoneria, abbracciavano quale conseguenza e manifestazione della loro libertà nei confronti del padre, del marito o del sacerdote. Figure maschili dominanti nella misogina gerarchica sociale e culturale, messa in discussione solo a partire dal Settecento. 

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