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Di Sergio Conti
Che la psicocinesi, nelle sue varie espressioni (telecinesi, teleplastia, metaplastia ecc.), sia un fenomeno assai più diffuso, come espressione spontanea, di quanto si creda l’abbiamo più volte sostenuto e costatato. Spesso piccoli fatti che, perlopiù non vengono rilevati, si verificano quasi quotidianamente in presenza di certe persone che, pur avendo doti psicocinetiche, non se ne rendono conto fino al momento in cui, per una qualsiasi circostanza, qualche fatto diviene più evidente e richiamando l’attenzione viene costatato.
Potremo comunque anche dire che se è vero, come è vero, che tutti siamo, sia pure per la grande maggioranza in forma latente, dotati di facoltà paranormali, particolarmente quelle PSI, è altrettanto probabile che anche quelle PK siano presenti nella nostra psiche nella stessa misura. Siamo sempre disposti ad accettare un fatto telepatico senza meravigliarci poi troppo, mentre un evento psicocinetico ci sembra sempre estremamente raro. Questo perché noi accomuniamo sempre l’idea del fenomeno PK a manifestazioni clamorose di spostamenti di oggetti di mole, a movimenti ediventi e sconvolgenti, a levitazioni spettacolari. Basterebbe invece soffermarsi a considerare per esempio il fenomeno psicofonico, che è così facilmente alla portata di tutti, per rendersi conto come sia diffusa e presente la psicocinesi nella nostra vita. La psicofonia è un fenomeno squisitamente psicocinetico; infatti si manifesta agendo come psicoinduzione proprio nei confronti di un’apparecchiatura elettronica, mettendo in funzione un fenomeno dinamico quale è la registrazione di eventi sonori su un nastro magnetico.
Quante volte si lascia un piccolo oggetto su un mobile e poi nell’andare a riprenderlo, non lo troviamo più e, magari, si ritrova sul piano di un altro mobile o dentro un cassetto. Diamo, giustamente e razionalmente la colpa a nostre distrazioni o a inconsci spostamenti da noi eseguiti senza, appunto, fissarli nella memoria ecc. Questo è giusto, ma non sempre è questa la motivazione al fatto avvenuto. Se provassimo a sorvegliarci o controllarci, memorizzando i nostri movimenti, forse costateremmo spesso sconcertanti conferme alla presenza diffusa di fatti psicocinetici.
In proposito è pertinente la lettera inviatami dal Signor F. S. di Bologna che mi dice:
“Premesso che sono interessato, in verità più da curioso che da studioso, ai fenomeni paranormali e che sono anche assiduo lettore della Sua rivista (rivista che merita i più ampi elogi), vorrei sottoporre alla Sua cortese attenzione due episodi singolari occorsimi, il primo, alcuni anni fa e il secondo l’estate scorsa.
Primo accadimento: ero seduto una sera sul divano del salotto e stavo cambiando le pile al walkman; avevo appoggiato a fianco il coperchio del contenitore delle batterie. A un tratto ho avuto la netta sensazione che l’oggetto non fosse più lì, mi sono girato per cercarlo ma non l’ho più visto.
Secondo: leggevo un pomeriggio nel tinello il quotidiano, mentre mia moglie riposava in camera da letto. In casa eravamo noi soli. Andavo alla ricerca di una notizia di particolare interesse che mia moglie m’aveva segnalato; trovatala, andai da lei per comunicarglielo ed ella mi disse di portarle il giornale. Sono tornato nel tinello a prenderlo e allora mi sono accorto, con non poco stupore, che sul tavolo dove l’avevo lasciato non c’era più niente.
Fin qui fatti che si potrebbero spiegare come conseguenza di banali distrazioni o al limite di “normali” manifestazioni di telecinesi, che debbono essersi verificate altre volte, se prima o poi avessi ritrovato in altro posto le cose scomparse. Sennonchè, nonostante le diligenti, anzi diligentissime, ricerche compiute (nel primo caso sono arrivato addirittura a smontare il divano) non ne ho trovato sinora alcuna traccia come se essi si fossero volatilizzati.
A questo punto vorrei concludere in via d’ipotesi principale, che la scarica psicocinetica, da chiunque provocata, sia stata di tale intensità da produrre la rimaterializzazione (sempre che ci sia stata) a notevole distanza da me e comunque fuori della mia abitazione? Gradirei la Sua opinione in proposito.
E’ opportuno farle sapere che presumo di possedere in qualche misura delle facoltà extrasensoriali, tant’è che pratico con buoni risultati la “radiestesia”. La prego qualora decidesse di pubblicare la mia lettera di omettere la firma”.
Un altro lettore mi scrive, avallando con la sua modesta esperienza, l’ipotesi esposta. E’ il Signor Antonio di Ferrara, che ci narra il seguente episodio:
“Leggendo la lettera del Signor Tonino di Modena, ho deciso di scriverLe per sottoporre al Suo giudizio un fenomeno accaduto in casa mia. Si trattò di una caraffa in terracotta, sparita in circostanze misteriose e ricomparsa lo stesso giorno. Ed ecco i particolari in ordine al caso che espongono.
La caraffa la tenevamo sempre su di una tavola nella stanza da pranzo. Quel giorno ero in casa solo, mia moglie era uscita presto per andare al lavoro, mio figlio era ancora a letto, ma verso le otto si alzò e, prima di uscire, cercò la caraffa perché dentro ci teneva le sigarette e l’accendino. Non vedendola si rivolse a me. Mi guardai attorno, ma non vidi nessuna caraffa. Incominciammo a cercarla insieme per tutte le stanze a piano terra, poi al piano superiore, ma niente. La cercammo perfino nel garage ed in altri fabbricati vicino casa, ma inutilmente. A questo punto pensai che mia moglie, la sera precedente oppure al mattino presto del giorno stesso, avesse rotto la caraffa e fosse stata zitta, gettando i cocci nella spazzatura. A mezzogiorno torna a casa mia moglie alla quale chiedo subito conto della caraffa. Mi dice di non sapere niente e si mette a cercarla pure lei nei posti più disparati, senza trovarla. Dopo pranzo mia moglie torna al lavoro, pure mio figlio esce perché lavora a Bologna, che dista dal nostro paese circa 70 chilometri, mentre io esco di casa verso le ore 15 per andare dal dottore. Prima di uscire tutti e tre diamo ancora una guardatina, ma senza risultato.Verso le 16 torno a casa con le medicine. E’ a quest’ora che all’improvviso si conclude il mio caso. Entro in casa dalla porta principale, appoggio la busta di plastica sulla tavola nella stanza da pranzo e non vedo niente. Vado ad aprire un’altra porta che si trova sul retro della casa. Torno nella stanza da pranzo a prendere la busta con le medicine e cosa vedo!? La caraffa è vicina alle medicine! Signor Conti, a questo punto viene da chiedersi se per caso mio figlio non sia tornato a casa da Bologna ed abbia trovato la caraffa, mentre io e mia moglie eravamo usciti da casa. In questo caso mio figlio si sarebbe portato via le sigarette e l’accendino. Guardo nella caraffa e trovo sia le sigarette che l’accendino.
E allora? Al ritorno a casa di mia moglie, contenta del ritrovamento della caraffa, decidemmo di telefonare a nostro figlio, a Bologna, per sapere se fosse tornato in nostra assenza, ma la risposta fu negativa. Allora, cosa è successo?
In ambedue i casi abbiamo aspetti fenomenologici che denuncerebbero manifestazioni assai evidenti di psicocinesi. Il Signor F.S. di Bologna dichiara di credere di essere dotato di una certa dose di facoltà paranormali. Effettivamente se usa il “pendolino” per esperimenti di radiestesia e ha dei risultati è senz’altro da accettare l’idea che egli sia un sensitivo.
I fenomeni che descrive sono alquanto notevoli non tanto per lo spessore, che non è poi eclatante, ma per la totale scomparsa degli oggetti che fanno assolutamente escludere manifestazioni di spostamenti operati inconsciamente. Gli oggetti si sono letteralmente smaterializzati. E’ evidente che (salvo dettagli che non siano a mia conoscenza) il “responsabile” della fenomelogia manifestata si è sicuramente il Signor F.S. stesso, dato che denuncia, come si è detto, una certa paranormalità. E’ evidente che ci troviamo dinanzi, più che a un episodio telecinetico, ad un caso di smaterializzazione, che rientra sempre nel vasto campo della psicocinesi ma con un’espressione di maggior potenza del semplice spostamento autonomo di oggetti.
Il caso del Signor Sitta sembra rientrare più in un fatto che potrebbe rientrare nella telecinesi pura, cioè spostamento di oggetto che scompare da un luogo per poi ricomparirvi. Ma è una cosa solo apparente poiché, se si trattasse di questo, l’oggetto, nel periodo di tempo nel quale era introvabile, avrebbe dovuto trovarsi in un altro qualsiasi punto della casa, un luogo qualsiasi che avesse potuto raggiungere, nel suo spostamento paranormale, senza trovare ostacoli da superare e pertanto senza smaterializzarsi.Questo è molto improbabile date le accurate, minuziose ricerche fatte. Se si fosse solamente spostato, per quanto fosse finito in qualche angolo dei più remoti, sarebbe stato ritrovato. E’ da supporre quindi che anche questo caso della caraffa sia un episodio di smaterializzazione. Chi n’è il responsabile? Non è facile dirlo. Certamente uno della famiglia. Ma se nessuno dei componenti ha mai (con certezza) manifestato facoltà paranormali, ci troviamo allora evidentemente dinanzi a uno di quei fatti del tutto sporadici (potremmo chiamarli erratici, prendendo a prestito il temine della fisica), che talvolta si presentano anche, magari, una sola volta nell’intera esistenza di un uomo.